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L’Esenzione Perpetua Dal Ticket… Da Rinnovare

Di Vittorio Venditti

Alla Faccia Della Semplificazione E Della Lotta Alla Burocrazia!

Il benpensante di turno potrebbe obiettare che io stia parlando nell’esclusivo mio interesse, ma io, proprio ieri mattina ho saputo di altre persone invalide in modo non recuperabile, che si sono viste obbligate a rinnovare l’esenzione dal ticket, esenzione data per la gravità e l’irrecuperabilità della situazione, richiesta di rinnovo, probabilmente imposta dalla speranza in un miracolo. Ma ieri per l’appunto, alla A. S. l. di Campobasso si sono voluti superare.

I fatti:

Come da mio diritto, sto richiedendo alla A. S. L. alla quale devo assoggettarmi, una protesi che mi permette, fra l’altro, di tediarti da quest’inutile sito: Una nuova sintesi vocale da utilizzare sul mio p c, cosa che mi fa superare il problema della mancata visione diretta dello schermo.
Per inciso: Quanto sto richiedendo, è materiale che ha un costo sufficientemente alto per farmi desistere dall’acquisto in proprio e visto che non sto rubando niente a nessuno, procedo imperterrito.
Tornando a bomba, devi sapere che per l’assegnazione di qualsiasi protesi, a chiunque ne faccia richiesta, la Legge italiana prevede che il richiedente si faccia visitare presso la A. S. L. dal medico del ramo, dottore che, fatta la visita, prescrive la protesi medesima. Insomma: Io, cieco assoluto dalla nascita, con tanto di certificato d’invalidità civile emesso dalla medesima A. S. L., lunedì prossimo alle due e mezza pomeridiane, dovrò andare negli uffici dei quali sto trattando, per sottopormi ad una visita oculistica che attesti il fatto che non ci vedo e di conseguenza dichiari che mi può essere assegnata la protesi in questione.

E non mi si parli di lotta ai falsi invalidi come giustificazione!
So di gente che, scoperta e denunciata per essersi fatta passare per cieca, nonostante la flagranza del reato, ancora riceve quanto non dovuto in termini di assegno d’accompagnamento.

Già questo basterebbe per sganasciarsi dalle risate, ma andiamo avanti.

Ieri mattina, da diligente cittadino italiano, mi sono recato presso l’ospedale vecchio di Campobasso, (per altro, rimettendoci anche ore di ferie), per prenotare la visita in questione, dopo aver perso un pomeriggio intero nei giorni precedenti per farmi redigere dal medico di famiglia la relativa impegnativa. Preso l’apposito numeretto e fatta la giusta fila, allo sportello mi sono sentito respingere la richiesta perché: “l’impegnativa è regolare ma la sua esenzione ha dei problemi”. Chiesto di cosa si trattasse, la solerte impiegata mi ha risposto che dallo scorso gennaio, a causa dell’informatizzazione di quegli uffici, era cambiata l’intera codifica delle esenzioni dal ticket. Alla mia obiezione che avrebbe voluto far sì che i medici curanti avrebbero dovuto conoscere la questione per modificare il codice d’esenzione al momento della redazione dell’impegnativa, la mia interlocutrice ha risposto: “Sì, ma per fare quanto dice lei ci vogliono i soldi!”, lasciandomi esterrefatto.

Dopo aver fatta un’altra fila e recuperato un nuovo tesserino, (che evidentemente costa molto meno della redazione di un’informativa da trasmettere via e-mail ai medici del circondario), tornato allo sportello prenotazioni, e persa un’altra mezz’oretta, (lo sportello che rinnova i tesserini per l’esenzione dal ticket, anziché alle otto apre alle otto e mezza), finalmente ho ricevuta la mia conferma per una visita che attesta ciò che sanno anche le pietre, cosa che evidentemente la nostra sanità molisana non paga a nessuno, neppure all’oculista che dovrà assoggettarsi a redigere la carnevalata, oggetto finale della storia.

E non è neppure carnevale!

Come finirà?

Finirà che non appena i nostri impegnati consiglieri ed assessori regionali avranno finito di rimpastarsi, eliminato il “pasticcere”, chiederò un appuntamento all’assessore regionale alla sanità che spero vorrà ricevermi e recepire la mia idea in merito, per risolvere a costo zero un problema che, oltre a costare, crea disagio a cittadini che di disagi ne hanno fin troppi, non per colpa del loro Prossimo.