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Vita Da Reclusi

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Salvatore Di Maria

Per ‘Tanti’, Un Lontano Assaggio

Il momento è propizio: orde di psicologi più o meno richiesti, dicono la loro su come superare il periodo di reclusione dovuto al coronavirus, gente che ovviamente chiacchiera senza la benché minima cognizione di causa perché non ha di meglio da fare, ovvero non sa come investire il proprio tempo, magari senza disturbare il prossimo. C’è però chi questa condizione ha la costrizione di patirla da una vita e se permettete, molto probabilmente può esporla, senza che questa diventi un suggerimento per chi che sia. Passando dunque ai fatti:

Tribunale, Aula Di Udienza N.1, del 20 giugno 2017

Alzarsi la mattina con la prospettiva di vivere un giorno del tutto simile a quello precedente o alle ventiquattro ore che verranno, è qualcosa che tocca, ma che non si può evitare: hai voglia a pensare a come evadere, come scavare quella galleria che ti porta alla Libertà! Da lì, NON SI SCAPPA!!! A suo tempo la radio, prima solo ricevente, poi anche trasmittente, dilettantistica o professionale; oggi i social, i blog o per chi si azzarda i giornali, scritti, non solo letti, dovrebbero offrire quel senso di libertà che ovviamente è finto, ma questo passa il governo e questo bisogna prendere, a meno di non ribellarsi e… e fare cosa? Da lì, non si scappa!

Inizia la giornata dopo questa breve riflessione fatta magari in bagno; si fa colazione con la rabbia in corpo di chi invidia il resto della famiglia che poi uscirà liberamente perché quest’esperienza è vissuta prima del coronavirus, rabbia che però va tenuta dentro per evitare di mortificare chi, pur vicino, non potrà mai aiutare compiutamente chi deve scontare l’ergastolo ostativo avendo da espiare la colpa di aver voluto nascere, nonostante in molti avevano cercato di ottenere il contrario.

Inizia la giornata: radio, TV, ricetrasmittente, strumenti musicali per creare un diversivo che fa sognare un po’ di libertà che però non arriva o se se ne vede un barlume, ciò è al prezzo di ricatti e quant’altro di similmente abominevole, cosa da scansare quanto più possibile e da tollerare quando non la si può allontanare, in nome di un quieto, ma sempre vivere.

Si tenta di sognare l’evasione, accettando di assimilarsi al resto della ‘libera società’ e quindi si frequentano scuole, enti di cosiddetta ‘beneficenza’, già sapendo per altro che ciò è deleterio proprio nel rispetto dell’agognata, personale libertà, si accondiscende ad esibirsi musicalmente per giustificare l’aver imparato a suonare, pur odiando visceralmente tal impegno, ma si porta avanti ‘lo spettacolo’ col segreto proposito di non pensare che lo si deve fare perché in qualche modo la vita deve pur andare avanti; Poi però, la realtà si ripresenta, più funerea che mai e quindi per scacciare pensieri peggiori, si arriva ad ubriacarsi, non solo di altrui idee, più o meno condivisibili, ma di tutto ciò che viene a tiro perché tutti quegli studi in reclusione, tutti quegli spettacoli più o meno vissuti, fino a quel momento, il cosiddetto ‘miglior momento della vita’, per colpa di uno Stato che a “chiacchiere di facciata” dice di proteggere chi è più debole, ma nei fatti stritola tutti negli ingranaggi di una burocrazia sempre più soffocante, fino a quel momento, avevano portato solo a vedersi oggetto di collettiva compassione che sfociava nell’arrivare al ridicolo quando si pensava di costruire alternative, cosa che dalla fine della scuola che in tanti hanno poi cercato di scimmiottare perché ritenuta semplice da portare a termine: “l’ha fatta quello, ci riusciamo anche noi!”, (con le ovvie e relative debacle per coloro che a Gambatesa hanno avuto questo ‘pensare’), fino a quel barlume di illusione che si chiama ‘lavoro’, ha visti passare dieci anni che andrebbero augurati ai bastardi che in paese oggi si lamentano perché devono stare in casa e regolarmente non lo fanno.

Ciò che leggete è indirizzato a questa categoria, come al solito sotto il focus.

Tornando a bomba. Il momento però arriva e sia pur con le difficoltà burocratiche e mafiose che il caso impone, senza scendere a quei compromessi che sarebbero stati forieri di ancor peggiori ‘lacci’ dai quali divincolarsi, ecco che iniziano almeno i guadagni che però, lasciando intatta la gabbia che non si apre, portano al peggio: se prima infatti la compassione la faceva da padrona ed ogni tentativo di ‘normalizzazione’ veniva visto con fastidio da eventuali persone avvicinate alla bisogna, a seguito del cambiamento appena descritto, inesorabile si accostava il tentativo di profitto facile, forza di ogni pezzente che dovendo pur mangiare, pensava di mungere la vacca grassa, senza sapere che però in questo caso si trattava di un vero Toro.

Avanti così, ma la libertà non arriva e la pazienza scappa anche perché il vedere ingiustizie, unite all’invidia, insieme diventano una miscela esplosiva che costringe alla più nera reazione che porta inevitabilmente ad un isolamento che però è del tutto relativo, in quanto già realtà dei fatti, non da qualche tempo, ma da sempre.

Oggi però, la rivincita. – Il coronavirus arriva parzialmente in aiuto di chi patisce il carcere da sempre, costringendo a stare a casa il resto dell’umanità, quell’umanità che per pregiudizio o vendetta, pensava di isolare chi ha avuta la forza di ribellarsi al politicamente corretto, brandendo la propria libertà. Parzialmente: solo parzialmente. Questi personaggi di cattivo gusto, come accade all’incolpevole resto del genere umano, (compresi i quattro intelligenti lettori di queste pagine), oggi vengono soccorsi da una stupida quanto inutile psicologia che dice loro che “Va tutto bene!”, “Un po’ di sacrificio, poi il mondo sarà migliore!”, “Oggi stiamo isolati per abbracciarci meglio domani!”, (a raffiche di mitra, quando va bene!), e stronzate simili, utili sì, ma solo ad alleviare chi, della reclusione, non conosce l’ergastolo ostativo. Gli altri, gli ergastolani non graziabili, permettete, possono deridere questi ‘insofferenti’, forti della loro condizione che non varierà perché così vuole Dio per chi crede, la natura per chi non ha questo ‘Dono’. Coloro che cercavano di isolare chi già era e resta in questa condizione, oggi soffrono perché devono essere guardinghi qualora azzardino una fugace uscita di casa, magari per godersi il sole che chi vive in carcere da sempre e per sempre non considera nemmeno come palliativo consolatorio. Questi ultimi, rispettando la gente onesta ed incolpevole in tema, nel deridere la condizione dei poveracci che però a breve riacquisteranno il loro status di uomini liberi, oggi possono permettersi di guardare i pezzenti appena descritti e schifarli perché se è vero che tutto tornerà come prima della peste, è sacrosanto che chi vive già determinate restrizioni, oltre a godere delle momentanee disgrazie altrui, sa che allo stesso modo, a seguire, nulla cambierà per sé e per una condizione già vissuta, che si sta vivendo e che come già affermato non cambierà, fino all’arrivo di ‘Sorella Morte’ che però stenderà il suo manto su tutti:

NESSUNO ESCLUSO!!!!!!!