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RICOMINCIA LA SCUOLA: Per Il Resto, Nulla Cambia!

Di Vittorio Venditti

Nemmeno L’Inutilità Di Certa Gente

Mentre anche in Molise ieri gli “studenti” sono tornati sui banchi di scuola, (a Gambatesa, chi ha visti i locali, ha dichiarato di sembrare di assistere al “Giorno dei morti viventi”, atteso che i ragazzi che tornavano a studiare lo facessero dovendosi alzare presto senz’avere più l’abitudine a farlo), tutti noi siamo costretti ad assistere alla diatriba secondo la quale, tirando una coperta troppo corta, in molti restano ad “aver freddo”.

In questi giorni ti sto mostrando cos’accade ad Isernia, a proposito della chiusura della scuola primaria del carcere; nel fatto però, leggo il “FATTO”: C’è chi proporrebbe di chiudere determinate altre scuole, e destinare le risorse umane, (non quelle che lavorano presso le scuole che verrebbero chiuse, ma gli insegnanti che hanno perso il posto), proprio alla scuola del carcere di Isernia.
Ecco lo stralcio dell’articolo precedente:

“Direttivo Regionale Anief Molise

In sede di comunicazione dei dati della popolazione scolastica, e ai fini della determinazione dell’organico delle scuole di ogni ordine e grado e della distribuzione delle classi e quindi dei posti, si gioca una partita tra Direzioni Regionali, che ricevono dal MIUR una previsione di organico, uffici scolastici provinciali (USP), Dirigenti Scolastici, sindacati regionali e provinciali, partita che diventa talvolta un gioco di potere che finisce col favorire alcuni istituti anziché altri.

Tornando allo specifico della vicenda della Casa Circondariale di Isernia, è incredibile che da tutta questa procedura, non sempre evidentemente corretta e trasparente, ne sia risultata la perdita di diritti di un’utenza svantaggiata e con un alta percentuale di analfabetismo di ritorno e non solo.
Anche riducendo le abbondanti ore di contemporaneità nella scuola primaria, ore che servono per abbattere i limiti legali, talvolta insostenibili, stabiliti per l’attribuzione dell’organico, con la connivenza dei sindacati rappresentativi, degli USP e dei Dirigenti Scolastici, si sarebbe potuto conservare il ‘posto’ di scuola primaria carceraria, se non si fossero tenuti in vita plessi ‘antieconomici’ con numeri risibili di alunni, plessi che avrebbero dovuto da anni essere ‘razionalizzati’, parola tanto usata quanto svuotata di significato concreto.

Per non rischiare di risultare vaghi, rappresentiamo un caso emblematico.
Una docente di ruolo nella scuola primaria della provincia risulta avere una cattedra così composta: 8 ore di lingua inglese e 14 ore di compresenza con gli altri docenti.
Da questa situazione, ognuno può trarre le dovute conclusioni riguardo alla necessità di sopprimere il posto di scuola primaria presso la casa circondariale di Isernia.”

E noi traiamo per l’appunto le nostre conclusioni.

Tu che da sempre ti fai tediare dal mio scrivere, sai bene come io la pensi sui sindacati tout court, com’è per te senza segreto alcuno il mio modo di pensarla sulla maggior parte di chi dice di insegnare nelle scuole italiche; conosci bene anche la ragione per la quale ho evitato di entrare in quella bolgia, pur avendone acquisiti a pieno i diritti e non ti rimetto in link tutte le volte che ho scritto in merito, non volendo abusare della tua pazienza, ne della tua intelligenza.

E’ per questo che evito di sparare, non tanto su quella croce rossa che s’identifica nella scuola italiana, quanto su quei corpi agonizzanti che, per dirla con il nostro Mario, sono il risultato del precedente, (e neanche tanto), sei politico.
Evito pure di allinearmi ai “tiratori della coperta corta”, ma mi consentirai di tirare l’acqua verso il mulino di chi, dopo aver avuta la sola colpa di appartenere ad uno Stato che lo deruba di buona parte del proprio guadagno, ora deve subire anche l’onta del sentirsi dire che il proprio diritto allo studio vada “limato”, in favore di un rimedio spesso peggiore del male.
Voglio dire che se io sono personalmente fautore del ritorno alle elementari del Maestro unico, (magari un o una insegnante preparati a dovere), condanno senza possibilità d’assoluzione ogni forma di voler eliminare le scuole dalle piccole località, come ad esempio si sta progressivamente facendo anche dalle nostre parti.
Corretto è razionalizzare le dirigenze, ma ancor più giusto sarebbe mettere bambini e genitori dei piccoli abitanti le zone spopolate, in condizione di fruire a pieno della comunicazione con la scuola, magari ponendo in vita quelle strutture che hanno per base la banda larga, utilissime, attuali, ma spesso poco conosciute anche agli insegnanti che dovrebbero poi porle a conoscenza dei cittadini italiani di domani.

Cerchiamo tutti dunque di evitare di lamentarci all’italiana e di rimboccarci le maniche, magari facendo qualcosa per riportarci sul Mercato e proporci al pubblico con nostre rinate capacità, evitando, in nome dei diritti, pur giusti di alcuni, di offendere (togliendole), le aspettative di chi, dopo aver fatto parte della cosiddetta “Società Civile” comportandosi in maniera esemplare, venga preso in giro e depauperato di ciò che di diritto per l’appunto, gli spetta.