Dall’America, con Furore!
23 Settembre 2010
Spazzini A Gambatesa
25 Settembre 2010
Mostra tutto

Centro Storico, Questo Sconosciuto

Di Vittorio Venditti

Tante chiacchiere, pochi fatti

Già a suo tempo e in modo scherzoso, ho parlato dello stato di degrado del centro storico di Gambatesa. Siccome, (purtroppo), non è tutt’oro quel che riluce, non mi posso esimere dal recuperare la mia proverbiale “cattiveria”, per ricominciare ad usarla negli argomenti che tratterò su questo sito. Torniamo dunque, a parlare del nostro centro storico, osannato durante le campagne elettorali, bistrattato nel resto del periodo amministrativo.

Come in altri paesi, anche nel nostro, possiamo trovare case diroccate, di cui, stando a quanto più volte rimarcato dal municipio, nessuno ha la responsabilità, ne civile, ne legale, a meno che, non ci scappi il morto. In quel caso, infatti, subentra tutta una serie di difese, per altro ben collaudate negli anni, per cui, alla fine dei conti, la colpa viene addossata a chi si trovava nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Considerata la legislazione vigente in Italia, (da me più volte paragonata a quella descritta nella celeberrima favola di Pinocchio), all’ipotetico morto andrebbe di lusso se non gli facessero pagare i danni procurati alla casa diroccata, visto che, con la fantasìa che contraddistingue il nostro sistema giudiziario, i, (di questo), componenti, riuscirebbero a dimostrare che il crollo della casa in questione, non è dovuto alla vetustà, all’incuria, (in tutti i sensi), e all’abbandono della costruzione stessa, ma al passaggio del malcapitato che è poi finito sotto le macerie.

Una prova di ciò che sto farfugliando, è data da quanto accaduto a Gravina di puglia, dove, in bella vista, e nel centro del paese, vi sono case dov’è possibile sparire e morire, senza che nessuno riesca a ritrovare chi è capitato in disgrazia, anzi, per aggravare la carnevalata, a qualche procuratore in vena di burle, viene la bella idea di arrestare chi è già immerso nel dolore, addossando a costui accuse ignominiose, partoribili solo da menti troppo abituate al solo male, resistendo, poi, con atteggiamento puerile e nello stesso tempo arrogante, al giusto dovere di chiedere scusa all’innocente ingiustamente incolpato. Ciò, per uscire a prendere un po’ d’aria, fuori dalla nostra regione! Ma visto che i panni sporchi si lavano in famiglia, che dire se come prova ti ricordassi quanto è accaduto il ventiquattro aprile del duemila proprio a Gambatesa? Per altro, lì non si trattava di casa diroccata ma di case popolari! L’incuria però era la stessa, (e sono in condizioni di poterlo dimostrare, anche se i fatti sono stati, poi, cancellati dal tempo e dalle modifiche sopravvenute.

Una cosa però è certa: quel maledetto giorno di pasquetta, fra gli altri, in quelle case c’ero anch’io e sono straconvinto del fatto che se la cosa è stata solo insabbiata, lo si deve, per sfortuna di parecchi, alla Volontà di Dio, che mi ha voluto incolume. Se fosse andata in modo diverso, sicuramente ai miei sarebbe toccata la sorte dell’ipotetico “morto” di cui sopra. Da dire che, anche in quel caso, il morto c’è stato, ma per rispetto della sua memoria, non aggiungo altro.

Questo, però, è solo l’incipit. Il piatto forte dell’argomento, consiste in qualcosa che per fortuna o per vera Giustizia, sta procurando problemi, oltreché al nostro centro storico anche al resto di Gambatesa, così, da essere entrato anche nei pensieri di chi, solo durante le campagne elettorali, ricorda i problemi di questa zona del paese. Mi preme per inciso dire che questo menefreghismo, è imputabile ed imputato a tutta la classe politica gambatesana, a qualsiasi ideologia o lobby appartenga, a qualsiasi periodo temporale la si faccia risalire. Qual è questo problema? Presto detto: il problema è dato dalle incursioni aeree e relative battaglie che ogni giorno si svolgono nel cielo di Gambatesa, principalmente fra due vere Legioni: quella delle cornacchie e l’altra, dei piccioni. Uno sparuto ed insignificante nuvolo di altri volatili, cinguetta allegramente assistendo alla “pugna”.

Tu mi chiederai: “se è solo questo il problema, di che ti lamenti?” Mi lamento del bombardamento e dei proiettili inesplosi, che i nostri duellanti regalano a noi umani; ma, soprattutto mi lamento del fatto che anche grazie a certe associazioni che dicono di voler difendere i diritti degli animali, oltre all’anzidetto menefreghismo della classe politica, unito alla dolosa trascuratezza di certi proprietari di case, il problema di cui sto trattando, viene regolarmente sottaciuto, se non, anch’esso, insabbiato. Dal canto mio, sto conducendo una lotta legale che per i tempi biblici nei quali la giustizia italiana si muove, probabilmente avrò ragione dopo la morte dei miei nipoti. Consapevole di ciò, con la caparbietà che mi contraddistingue, da cinque anni a questa parte, ho provato ad interessare della cosa il nostro attuale Sindaco che forse per sfinimento, ha inventata una nuova bugia. All’inizio dello scorso aprile, infatti, mi ha comunicato che sarebbe stata acquistata dal municipio una portentosa medicina che, sparsa nei luoghi in cui i nostri “eserciti” pongono le loro basi, avrebbe scacciati questi ultimi, senza colpo ferire. Soddisfatto della cosa, ma sempre in vena di difendere il nostro territorio, nell’attesa di questa medicina miracolosa, unitamente a Pasquale Di Mauro, (il macellaio), ho adottato il provvedimento transitorio: bombardare, a nostra volta i due stormi, con raudi e magnum. Questo nostro provvedimento, se in un primo tempo ha dati i suoi frutti, (le bestie si allontanavano, non riuscendo a nidificare), a partire da metà aprile, è risultato del tutto inutile. Va semplicemente ringraziato il Padre Eterno, per il fatto che ha creati questi orrendi mostri, senza la possibilità d’interloquire con il genere umano. Era, ed è comunque facilmente visibile l’aria di sufficienza e di compassione, con la quale veniamo guardati da questi volatili, quando, con qualche residuo raudo, proviamo a scacciarli.

Torniamo però al nostro “medicamento”. Circa ogni quindici giorni, ormai con aria rassegnata, io chiedo al nostro Sindaco lumi sulla spedizione della medicina. La risposta, è quasi sempre la stessa: “Deve venire da Venezia! Ci sono dei problemi, ma presto saranno risolti”. In varie circostanze ho chiesto al Nostro di darmi il nome della medicina in questione, oltre alle coordinate della casa produttrice, affinché potessi provvedere, a mie spese, all’acquisto della stessa. Il Sindaco, di rimando, in qualche caso mi ha detto che la nostra medicina poteva essere sparsa solo da personale munito del relativo patentino, in qualche altro caso, ha riferito che non appena fosse arrivata, mi avrebbe fornita la medicina, convinto del fatto che per quei piccioni, andavano presi i giusti provvedimenti…. Nel frattempo, io e l’amico Pasquale, ci siamo preoccupati di un fatto contingente a tutta questa storia e in un raro momento di lucidità, ci siamo detti:
“Vuoi vedere che la medicina, da Venezia ci viene portata in gondola?” A questo punto, è sopravvenuta in noi l’ovvia preoccupazione per la sorte del gondoliere, visto che se la geografia in mia memoria non è che un lontano ricordo, per arrivare da Venezia a Gambatesa, si deve navigare il mar Adriatico fino alla foce del fiume Fortore. Questo tratto di mare nostrum però, può trovarsi in burrasca! Specialmente durante certi “periodi dell’anno”! Nò? Certo, che se per colpa nostra il prode gondoliere fosse scomparso nelle perigliose acque marine, sarebbe un altro punto a favore della giustizia di Collodi, e noi, rischieremmo l’arresto e il getto della chiave, per il reato di omicidio colposo, aggravato da futili motivi! Io però sono una persona d’animo positivo, per cui ritengo che il nostro sfortunato gondoliere si sia solo perso, considerando che soprattutto al nord, credono che Campobasso e provincia siano parte della Tripolitania. Perciò, al nostro “Salvatore”, lancio un appello dalla rete:

O Gondolièr, che da Venezia porti
La “medicina che fa gli osèi morti,
guarda, del sito, la fotografia
‘sì da trovare la diritta Via!
Porta ‘sta cosa! scaccia questi osèi!
Che a Gambatesa han rotto i zebedèi!