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19 Settembre 2017
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 31 Martedi 19 settembre 2017
“Chiedo alle autorità della Birmania di sospendere le attività militari e la violenza contro i Rohingya”. Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu
PAGINA 4
Di Maio-Nessuno, è derby
M5s Sette sconosciuti contro Di Maio, il capo designato da Grillo e Casaleggio: le cosiddette primarie grilline si confermano una farsa

EDITORIALE /1

Non sanno cos’è la democrazia
Stefano Ceccanti
“È“Èevidente che, se non vi è una base di democrazia interna, i partiti non potrebbero trasfondere un
indirizzo democratico nell’ambito della
vita politica del Paese”: sono parole di
Aldo Moro all’Assemblea Costituente, il
22 maggio 1947.
Difficile non notare lo scarto tra questo
parametro, esigente ma logico, con le
scelte odierne del Movimento 5 Stelle.
Esso è già immerso in una serie di
conflitti giudiziari dovuti alla gestione
opaca di una serie di regole volutamente
confuse in cui è difficile districarsi per i
suoi medesimi potenziali candidati alle
competizioni locali.
SEGUE A PAGINA 4
EDITORIALE/2

Verso la Conferenza, all’Europa diciamo che…
Maurizio Martina
OOggi il PD chiama a raccolta docenti, esperti della materia e rappresentanti delle parti sociali per discutere delle prospettive di riforma della governance economica europea. Lo faremo con un seminario, in preparazione della Conferenza programmatica nazionale di ottobre a Napoli, in cui esporremo le nostre idee e ascolteremo opinioni, suggerimenti e possibili percorsi di sviluppo per affrontare questo nodo cruciale dei prossimi anni. Il lavoro fatto sino a qui in Europa dai nostri governi ha portato buoni frutti.
SEGUE A PAGINA 2
GOVERNO
Boschi: “App18, un’altra misura concreta per i giovani”
A PAGINA 5
PROGRESSISTI
A Montreal l’incontro dei think-tank
PAGINA 6
Focus Se oggi possiamo poggiare finalmente la ripresa sui dati positivi dell’economia reale italiana (dal Pil all’export, dalla produzione industriale all’occupazione) è anche grazie alle scelte compiute in questi anni, per acqui-sire più flessibilità di bilancio rispetto all’ortodossia dell’austerità, incapace di creare le condizioni per la ripresa. I nostri governi su questo hanno dato battaglia e hanno vinto con la forza delle buone ragioni di chi ha sempre lavorato nel rispetto dei parametri europei. Tutto ciò però ora non basta. Tocca ancora a noi indicare con serietà e credibilità la via d’im-pegno più forte per i prossimi anni, per sostenere occupazione e crescita riducendo in primo luogo la pressione fiscale su chi crea lavoro, sulle famiglie e su chi è più debole. “Tornare a Maastricht” come ha detto il nostro segretario, significa in primo luogo adope-rarsi per regole europee più semplici e più utili. Significa superare le rigidità del Fiscal compact a partire dai metodi di calcolo del Verso la Conferenza programmatica, all’Europa diciamo… Maurizio Martina Segue dalla prima CONDIVIDI SU Occupati e tasso di disoccupazione Le foto della crescita Trend occupati ultimo anno
deficit strutturale che rischiano di portare a scelte che frenano solamente la ripresa. Significa liberare risorse per lo sviluppo e gli investimenti, mantenendo la rotta rigorosa del controllo dei conti pubblici. Significa affrontare il tema del debito pubblico con misure straordinarie.
Inchiodare le politiche fiscali al rispetto di vincoli contabili dal calcolo incerto dopo la più grave recessione del dopoguerra non ha aiutato. Una politica economia virtuosa deve invece unire rispetto delle regole finanziarie fondamentali e cura della crescita,
sostegno all’innovazione e alla valorizzazione del capitale umano. Il PD è la sola forza di questo paese in grado di proporre all’Europa e agli italiani un progetto realistico di sviluppo di queste scelte per i prossimi cinque anni. Altri vagheggiano ancora fantomatiche e disastrose uscite dall’Euro.
Il nostro compito fondamentale invece è quello di unire sempre meglio crescita e uguaglianza a partire dal lavoro.
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SU DEMOCRATICA.COM
“Nel corso di un vertice all’Eliseo dell’estate 2014 riesco finalmente a portare tutti i colleghi socialisti sulla stessa linea. O c’è la flessibilità o noi non votiamo Juncker. Che rischia sul serio, anche perché nel frattempo perde i voti del Regno Unito e dell’Ungheria. La flessibilità, dunque, non è stata graziosamente concessa dall’Unione europea, ma è stata ottenuta a colpi di battaglia politica: un risultato reso possibile da un utilizzo deciso del potere di moral suasion da parte dell’Italia, aumentato dalla vittoria del partito di governo alle elezioni europee che arriva proprio nei mesi della presidenza di turno dell’Unione. … Perché noi la flessibilità ce la siamo presa,conquistata con sudore, fatica e voti”. MATTEO RENZI (dal libro “Avanti”) Focus Incidenza sul Pil delle esportazioni di beni e servizi FONTE: Istat, SACE 2010 25,8% 29,6% 30,4% 32,4% 2013 2016 2020 Beni di investimento + 5,9% Beni di consumo + 4,1% OGGI A ROMA SEMINARIO SU GOVERNANCE ECONOMICA UE
Oggi pomeriggio dalle 14.30, presso la sede nazionale del si inserisce nel percorso di lavoro in preparazione della Partito Democratico, si terrà il seminario a porte chiuse Conferenza programmatica nazionale del PD. sul tema “La riforma della governance economica dell’Unione europea”. I lavori saranno aperti dal vicesegretario Maurizio Martina
e introdotti da Tommaso Nannicini, responsabile del Al seminario parteciperanno docenti universitari, esperti programma. Parteciperà al seminario anche il segretario della materia e rappresentanti delle parti sociali. L’incontro nazionale Matteo Renzi.
Focus M5S
Un partito non democratico

Stefano Ceccanti CONDIVIDI SU
Segue dalla prima

PPer non parlare poi di un voto e di uno scrutinio tutti affidati ad un’azienda privata che sin dall’inizio, per le cosiddette “quirinarie”, ha dato il sospetto di risultati pre-determinati.
Qui però siamo decisamente oltre. Il Fon
datore indiscusso pare volersi ritrarre ed in gioco è addirittura la doppia carica di nuovo leader interno e di candidato Premier.
Scopriamo però il giorno 18 settembre che il candidato è sostanzialmente unico (visto che nessuno può prendere sul serio sette sconosciuti messi lì come contorno) come accadeva soprattutto nell’ex-Urss che amava imitare la legittimazione dell’elezione senza però correre i rischi della competizione. Si potrebbe replicare che qui, astrattamente, la concorrenza non era proibita. Tuttavia questa replica non sembra reggere a due serie piuttosto banali di argomenti, una sostanziale e una procedurale
Quanto alla prima: come mai un Movimento che rivendica di aver espresso già una nuova classe dirigente una volta che esce di scena il Fondatore non riesce ad esprimere più di un candidato vero? Eppure si sono alternate nella carica di capogruppo alla Camera e al Senato varie persone da inizio legislatura, apposta per non stabilizzare in modo univoco le posizioni di vertice e all’inizio c’era anche un Direttorio di ben cinque nomi a governare il Movimento. Eppure ci sono anche non pochi sindaci eletti direttamente. Possibile che nessuno di essi si senta e/o sia visto come una possibile risorsa?
Quanto alla seconda: ma vi sembra normale che le regole per questa importante selezione siano pubblicate solo il 15 settembre per chiudere le candidature il 18 e votare il 23?
Che dire infine? Forse vale la pena di rileggere un vecchio articolo di Repubblica su quando Gorbaciov cercò timidamente di passare a candidati plurimi almeno in pochi collegi: http:// ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/ repubblica/1987/06/21/urss-vota-oggi-per-soviet-locali.html
La Casaleggio associati ha invece evidentemente come modello l’Urss pre-Gorbaciov sia pure con lo schermo di sette sconosciuti.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
Voto e scrutinio delle primarie affidati ad un’azienda privata
Palermo Firme false , 14 indagati
Il Gup di Palermo, Nicola Aiello ha rinviato a giudizio tre deputati nazionali e due regionali ex M5S, 10 attivisti del movimento e un cancelliere del
tribunale per la vicenda delle firme false
apposte alla lista presentata nel 2012 dai grillini per le comunali di Palermo.
Genova Il caso Cassimatis
Marika Cassimatis vince le Comunarie per la corsa a sindaco del Comune di Genova, città natale di Beppe Grillo. Il risultato però non piace ai vertici del M5s che decidono di invalidarlo, togliendo il sostegno e il simbolo alla candidata. Grillo, Di Maio e Di Battista vengono indagati per diffamazione

Sicilia Le regionarie annullate
Non manca molto alle elezioni regionali e uno storico militante, Mauro Giulivi
escluso dalla corsa per non aver firmato
un documento sottopostogli dallo “Staff” – ha fatto ricorso e il tribunale gli ha dato ragione: il provvedimento cautelare è stato la sospensione della consultazione online
I dissidenti? Tutti espulsi
Il primo e (mediaticamente) più famoso fa il consigliere regionale emiliano Givanni Favia. Poi ne vennero molti
altri fino ad arrivare alla clamorosa
rottura con il sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Alla base di tutto la teoria di Grillo e Casaleggio: chi non è allineato con i vertici va espluso
Bonus cultura
Ecco App18, nuova opportunità per i giovaniDa oggi i neo-diciottenni nati nel 1999 potranno usufruire di 500 euro da spendere in libri, biglietti teatrali e cinematografici,spettacoli e musei. I beneficiaripotranno spendere i propri buoni entro il 31 dicembre 2018, iscrivendosi entro il prossimo 30 giugno. Un’altra misura concreta a favore dei giovani: crescere come cittadini attraverso la cultura. Andiamo #avanti. Maria Elena Boschi Se il Bonus è stato utilizzato da 350.000 ragazzi con l’81% speso in libri, significache questa generazione va ascoltata più che giudicata. Aiutata più che criticata. Matteo Renzi
Così investiamo sui cittadini di domani

Tommaso Nannicini CONDIVIDI SU

PPiù di 350 mila ragazzi registrati per un platfond complessivo di 175 milioni di euro, di cui 87 già spesi. Sono i numeri del Bonus Cultura, introdotto per la prima volta con la Legge di Stabilità 2016 e che a partire da oggi è attivo anche per i ragazzi che compiono 18 anni nell’anno in corso. Grazie all’applicazione web 18App centinaia di migliaia di maggiorenni hanno potuto usufruire di un buono da 500 euro da spendere per l’acquisto di libri o per l’ingresso a musei, mostre, cinema, teatri, concerti e altri eventi culturali. (Per coloro che compiono 18 anni nel 2017, saranno compresi nel buono anche l’acquisto di musica e la possibilità di iscriversi a corsi di musica, teatro o lingue straniere.)
Il messaggio è chiaro: quello di una co
munità in grado di accogliere i ragazzi nella maggiore età ricordando loro quanto siano cruciali, per sé e per il Paese, i consumi culturali. Non solo: la possibilità di scegliere come spendere il proprio buono è fondamentale per ridare centralità alle decisioni delle nuove generazioni. Per una volta i fondi per promuovere la cultura non sono ripartiti dalla burocrazia di qualche ufficio competente ma direttamente da coloro ai quali quei fondi sono destinati.
L’ottimo riscontro ottenuto finora dall’iniziativa è la riprova del fatto che quello dell’accesso alla cultura resta un tema centrale: un Paese che non investe sulla crescita dei cittadini di domani è un Paese destinato a un impoverimento, non solo culturale. Tema sentito peraltro anche al di fuori dell’Italia: non è un caso che nel suo programma elettorale Emmanuel Macron abbia fatto esplicito riferimento alla possibilità di dare vita a uno strumento analogo, un “pass-cul
tura” destinato ai neo-maggiorenni. L’iniziativa, tra l’altro, permette anche di tracciare un quadro delle preferenze delle nuove generazioni, sia nel merito sia nella modalità di acquisto: i libri, per esempio, con il 63% degli acquisti totali, fra edizioni cartacee, e-book e audiolibri, restano di gran lunga il bene più richiesto, mentre buoni fisici e buoni online in sostanza si equivalgono.
Alcuni organi di stampa si sono concentrati sui casi, più che sporadici, di uso improprio del buono: come sempre in Italia si preferisce parlare della patologia più che della “fisiologia”. La patologia va combattuta, certo, ma senza che questo ci impedisca di continuare a scommettere sui giovani e sulla loro voglia di crescere: l’impegno dev’essere quello di rafforzare la responsabilità individuale, dando cioè strumenti di crescita a chi sa usarli in maniera responsabile. A partire proprio da chi entra nella maggiore età.
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SU DEMOCRATICA.COM
Global Progress
Le sfide dei progressisti

Marco Cappa CONDIVIDI SU

NNella cornice suggestiva della Montreal di Justin Trudeau si è tenuto lo scorso weekend il summit internazionale Global Progress, il network che unisce i progressisti mondiali animato e promosso dai principali think-tank democratici e liberali su base transatlantica: Canada 2020, Volta, Center for American Progress e Policy Network.
Dopo l’apertura dei lavori del premier canadese Trudeau e il suo benvenuto agli ospiti accorsi da tutto il mondo, i delegati hanno potuto discutere e affrontare i temi e le sfide cruciali per i progressisti globali. Un dialogo aperto e libero tra policy-maker,
imprenditori e innovatori, Piacentini ha dialogato in-accademici ed esponenti
vece con i suoi omologhi del mondo dei media. Con
del Nordamerica circa lo l’ambizioso obiettivo di
sforzo necessario per im-individuare ricette con-
plementare un’agenda divise e politiche comuni
digitale in Italia e in Euro-affrontando insieme le
pa. E poi Sandro Gozi con complesse problematiche
Helle Thorning-Schmidt,
di questo tempo. Perchè le risposte possono vincere la paura e la forza dell’odio. Perché occorre spingere al massimo sui lavori e le strategie del futuro.
Dalla terza via di Blair e Clinton (testimoniata dai keynote speech dei padri
nobili Peter Mandelson e John Podesta) a una terza via 4.0 che veda protagonisti le leadership di Renzi, Trudeau, Macron e le nuove leve dei democratici americani. Molteplici i dibattiti e le sessioni di approfondimento su vari temi: la sfida tra populisti e progressisti, gli snodi cruciali dell’economia al bivio tra diseguaglianze sociali e impatto del digitale, il futuro del lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale, la globalizzazione e l’impegno per un nuovo ‘New Deal’ globale, i cambiamenti climatici e molto altro.
Folta la delegazione italiana guidata da Maria Elena Boschi che, nel panel con Da-vid Miliband, ha raccontato della stagione di successi e della forza riformatrice del governo dei 1000 giorni di Matteo Renzi e dell’impegno di questi mesi a Palazzo Chigi di Paolo Gentiloni per continuare con saggezza e determinazione l’opera ben avviata. Diego
già premier danese e ora a capo di Save The Children, ha affrontato il tema della difesa dell’ordine internazionale e della governance europea, con le sue contraddizioni sulle politiche migratorie e le opportunità di cambiamento. E poi inter

venti di personaggi del calibro di: Arianna Huffington, Reid Hoffman (fondatore di Linkedin), Ben Rattray (fondatore e Presidente di Change.org), Wael Ghonim (attivista per i diritti umani egiziano), Frans Timmermans, Neera Tanden (Presidente del Center for American Progress), Bren-don Cox (marito della compianta Jo Cox e molti altri. Cruciale il ruolo del think-tank italiano Volta guidato da Giuliano da Empoli, che promuoverà presto il nuovo summit di Global Progress, in collaborazione con i partner internazionali in Italia in vista dell’imminente sfida elettorale. Stay tuned.
LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
A Montreal il summit promosso da Canada 2020, Volta, Center for American Progress e Policy Network
Pensieri e parole
Siamo già cambiati e non lo sappiamo Ventotene-Italia

Roberto Sommella CONDIVIDI SU

L’L’uomo che vuole i migranti a casa sua si chiede se sappiamo ancora sostenere il cambiamento. E noi con lui. Quello che sta succedendo a Ventotene, dove il sindaco, Gerardo Santomauro, ha appunto offerto ospitalità sull’isola a due famiglie di rifugiati con bambini, per evitare che chiuda l’istituto Altiero Spinelli, uno degli autori del Manifesto europeista, è un perfetto manuale per cercare di capire cosa siamo diventati noi italiani.
La proposta del primo cittadino, tanto visionaria da non essere stata attaccata nemmeno dalla destra, ha destato sconcerto sull’isola e in continente, come se fosse un’iniziativa inutile e dannosa, quando invece è il tentativo
di non serrare i battenti ad una scuola moderna,
Il sindaco ha offerto ospitalità sull’isola a due famiglie di rifugiati con bambini
di struggente bellezza – di quattro, cinque bambini all’avanguardia, adagiata su una strada in salita
siriani. Eppure la si ha. Come si teme in tutto il come la costruzione europea e con tanto di aule
paese la recrudescenza del razzismo senza far interattive, lavagne elettroniche, pc, schermi
nulla per fermarlo, l’apologia del fascismo sen-per proiezioni. E soli tre alunni tra elementari e
za seminare la democrazia repubblicana dalle medie. Questa la colpa.
scuole e nelle scuole, la Spinelli compresa, cer-Chi scrive ha scoperto il piccolo gioiello, che
tamente. ha tetto e mura solide da far invidia a mille
Se ci fossero già i libri di testo, a far da col-presidi, durante il Ventotene Europa Festival, in
lante a quelli del mitico Fabio il libraio, i ragaz-cui studenti liceali provenienti da Roma, Parigi e zi venuti da lontano e le ragazze con la voglia di
Berlino hanno lavorato e scritto la Dichiarazione di Ventotene, un manifesto programmatico dell’Unione che sarà e della Costituzione che dovrebbe essere. Quelle stanze, oltre ad essere intitolate ad uno dei padri fondatori del federalismo, già confinato insieme a Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi dal regime fascista, hanno quindi già ospitato un piccolo miracolo di primavera per un’isola grande quanto mezzo quartiere di Roma, e potrebbero ora rappresentare nel mondo la trasformazione di un luogo di detenzione in posto di accoglienza. Follia mari-nettiana, carne da macello per i talk show, utopia senza fine, come quella dell’illuminato direttore del carcere borbonico del prospicente isolotto di Santo Stefano, dove negli anni cinquanta, in regime di semilibertà, i detenuti arrivarono a sfidare il Napoli in una partita amatoriale quanto memorabile. Roba da prima pagina del New York Times, che le ultime due aperture sull’Italia a memoria d’uomo le ha dedicate alla bracciante morta di stanchezza e ai tuffi
nella Fontana di Trevi. Qui i tuffi si fanno nella piscina naturale sotto il faro che vigila sul porto romano fin quando la stagione lo consente. Poi tutto è vento e serrande chiuse attorno ai cento residenti che si riappropriano della loro isola. E della loro identità.
La stessa identità che vorremmo preservare erigendo muri e barriere a secco non solo a Ventotene, che presto ospiterà (follia suprema) addirittura una Scuola d’Europa per lo studio della cittadinanza comune, ma anche a Lampedusa, Reggio Calabria, Napoli. Le critiche e le bocciature al piano salva-scuola diventano allora quasi comprensibili, come tutte le nostre ataviche paure, zanzare malariche incluse, se guardiamo gli occhi di chi si specchia nella dechirichiana piazza Castello o si allontana per le due uniche vie che da lì partono, per non congiungersi mai, all’apice dello scoglio
mediterraneo, dove il ventennio arrivò a recludere 1.000
confinati.
Figuriamoci se può avere paura – lo scoglio, l’isola
andar via potrebbero studiare che la nostra società
è mutata da anni. Proprio il fenomeno che si teme e
per cui dovremmo chiudere tutte le porte, sopraffatti dal
terrore del diverso, è invece un dato ufficiale, da manuale. L’incidenza percentuale sul totale degli occupati dei lavoratori esteri è pari ormai a uno su dieci, come uno studente su dieci in Italia viene dall’estero. Provveditore, ci pensi lei a inserirlo in didattica.
Il nostro piccolo salottino antico, che vorremmo preservare bloccando sul traghetto d’autunno un paio di famiglie inermi all’attacco della nostra grammatica, ha cambiato stoffa da un pezzo, ricucito come quello francese e tedesco. Modello di un cambiamento multiculturale prorompente quanto ineluttabile. A meno di confinarci tutti su un’isola chiamata Italia, vittime della nostra stessa difficoltà a sentirsi parte di un tutto, è ora di vivere la contemporaneità. Nella piccola Ventotene, come nel resto d’Europa. O nel mondo.
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