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Cronistoria Di Una Vergogna

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Marco Frosali

Disavventura Del Nostro Fotografo Ufficiale

Hulk

Quando si dice che al peggio non c’è mai fine, si dice una sacrosanta verità.
Mentre nel resto d’Italia si grida allo scandalo accompagnando il tutto con arresti ed indagini che come al solito non porteranno ad alcun cambiamento, in Molise, terra di mafia potente e ben nascosta, si patiscono le conseguenze di sprechi mai puniti, di cui oggi ti racconto una piega che interessa da vicino gambatesaweb.

Personalmente, credevo di aver ricevuto il giusto vaccino dalle numerose esperienze che via via, nel tempo, ho acquisite, stando in ospedale.
Io mi posso vantare di aver potuto apprezzare l’ospitalità riservata agli esseri umani, presso il policlinico Umberto Primo di Roma, trattamento di gran lunga più superficiale di quello proposto ai ratti, noti abitanti dello stesso nosocomio.
Nel tempo, ho anche potuto avvalermi delle “premure per il Prossimo”, riscontrabili nelle azziende sanitarie pubbliche, non esclusivamente presenti in Molise.

Mai mi sarei aspettato un trattamento da terzo mondo, (inteso nel senso più dispregiativo del termine), riservato al mio amico Salvatore Di Maria, amico e, come ben sai, collaboratore di gambatesaweb.

I fatti:

Dopo il Casino portato avanti da quest’inutile sito, a proposito della “considerazione” nella quale vengono tenuti gli spazzini di Gambatesa, come detto venerdì scorso, siamo arrivati alla conquista, secondo la quale Totore poteva finalmente operarsi un’ernia che se pur gli dava fastidio, per dignità lo obbligava a non mettersi a piangere nel momento in cui la ferita gli dava le fitte, non augurabili a nessuno.

Così, lunedì mattina, atteso che Salvatore non potesse guidare, ho provveduto io ad accompagnarlo presso il centro ospedaliero di Tappino, facendo in modo che non si stancasse ulteriormente, ma evitando di fare stupide e dispendiose scenate, impegnando direttamente il centodiciotto.
Lasciato il Nostro presso il pronto soccorso di detto ospedale, (erano le sette e cinquanta), gli ho augurata la buona fortuna, dicendogli che se avesse avuto problemi, avrebbe potuto tranquillamente telefonarmi.

Sono andato a lavorare, pensando sinceramente che di lì a qualche ora, il problema in essere da circa tre anni, avrebbe cessato di esistere.

Purtroppo, da italiano, ho dovuto constatare il contrario.

Verso le due e trenta pomeridiane di lunedì infatti, il mio cellulare squilla.
Era Totore che, un po’ contrariato, mi dice:
“Ma qui mi stanno prendendo in giro! Da stamattina, prima mi hanno mandato in chirurgia generale, dove, con calma, mi hanno comunicato che non c’era posto e che se tutto andava bene mi avrebbero operato fra tre mesi; poi, viste le mie insistenze, mi hanno rimandato al pronto soccorso con un documento da consegnare ai medici di guardia, di seguito, mi hanno completamente ignorato; ma che devo fare?”.
Ed io:
“Incazzati! Il dolore ce l’hai tu! Io, con tutta la buona volontà, da qui come posso aiutarti?”.

Dopo una mezz’oretta, provo a richiamarlo io:
“Hai parlato con qualcuno?”.
E lui:
“Sì, ma pare che tutti se ne freghino! Fra l’altro, adesso mi fa ancora più male; l’unica cosa che hanno fatto: mi hanno permesso di mettermi su un lettino, e di aspettare qui, almeno sto al caldo!”.

Verso le cinque e mezza del pomeriggio, Mi sento con Donato, (l’altro spazzino), che m’invita ad uscire con lui ed andare al bar, per parlare, fra le altre cose, anche dello stato di Totore.
Accetto di buon grado e, scusa il gioco di parole, andiamo presso il bar di Salvatore a Ccett.
Il tempo si era messo al brutto, e pioveva che Dio la mandava.
Per questo, decidiamo di entrare nel locale e lì, al riparo, davanti alla solita birra, io prendo il telefonino per chiamare Salvatore e renderlo partecipe, se pur in via esclusivamente formale, della nostra riunione.
Ovviamente, la prima domanda è stata:
“Che ci dici di nuovo?”
E lui:
“tutto come prima, qui il personale passa e ripassa, ma la sala operatoria è sempre occupata ed io sono ancora in attesa”.
Fra l’altro, Totore ci confida che un gamba tesano si era trovato di lì per caso, e si era sincerato delle condizioni del Nostro, conoscendo la storia fin nei particolari, letta in precedenza su gambatesaweb.

Nel bar, in quel momento, c’erano diverse persone, e si è discusso del caso che stiamo trattando, ognuno secondo le proprie idee.
Erano ormai le sette, quando, sentito ancora una volta Totore, e constatato lo stallo della situazione, al barista viene un’idea:
“perché non dici a Salvatore di farsi portar via dalla sorella e, arrivato a casa, dopo un paio d’ore, chiamato il centodiciotto, non si fa riportare in ospedale?
Potrebbe esser meglio tenuto in considerazione, visto il suo arrivo in ambulanza!
D’altronde, se l’ernia gli provoca dolore, non ha neanche la necessità di fingere!”.

Acquisito e non riferito il dire appena proposto, io e Donato decidiamo di far ritorno alle nostre case per la cena.
Pensando alla mia, non potevo non pensare alla cena di Salvatore.
Lo richiamo, e mi accerto di cosa avrebbe mangiato, considerato che era digiuno dalla domenica a pranzo.
Il Nostro mi risponde picche, visto che non veniva proprio tenuto in considerazione.

Lascio temporaneamente il mio piatto, e riprendo il telefonino.
Chiamo il Sindaco, fuori ogni orario ed ogni formadi rispetto.
Lui, comunque, mi risponde ed io:
“Scusa per l’ora, ma a Salvatore sta accadendo…
Se non per ragione del fatto che sai tutto e che non stiamo scherzando, almeno per carità cristiana, per favore chiama qualcuno, chiunque egli sia, e prova a sbloccare la situazione; Salvatore non ha alcuna assistenza ed è abbandonato a sé stesso come un cane”.
(Pensavo ai milleduecento euro spesi davvero per un cane, poi morto).
Emilio, (e non poteva sapere della discussione precedente), mi propone la stessa soluzione già immaginata da Salvatore a Ccett, soluzione vigliacca, ma probabilmente ed italianamente la più appropriata.

Io richiamo Salvatore, girandogli l’idea, ma lui, con una determinazione teutonica, mi dice:
“Me l’aveva detto anche mia sorella, ma io non mi muovo di qui, prima cosa perché mi sento debole, poi perché voglio vedere fino a che punto vogliono arrivare”.
(per la serie: Aveva ragione Totò).
Comunico a Salvatore che avevo messo a conoscenza dei fatti anche Emilio, sperando che accadesse qualcosa di buono.
(Erano le otto e un quarto).
Un quarto d’ora dopo, mi richiama Salvatore, informandomi che una dottoressa stava per fargli un prelievo di sangue.

Deo Grazias!

Richiamo il Nostro verso le nove e mezza, e lui m’informa che a seguito del prelievo, lo stavno per portare in radiologia.

Sarà stato l’effetto Sindaco o una semplice coincidenza?

Non lo so, ma era già un passo avanti.
Dico a mia volta a Totore di tenermi comunque informato, anche se qualcosa cambiasse notte tempo.
Il Nostro accetta, e poco dopo la mezzanotte mi richiama per dirmi che null’altro era successo dopo l’esame radiologico.

Martedì mattina, (l’altro ieri), verso le sette meno un quarto, mi richiama il Sindaco per fare il punto della situazione.
Stabilito quanto appena detto, il Nostro mi comunica che avrebbe tenuta la situazione sotto controllo, anche se, stando alle sue parole, un comportamento del genere da parte della sanità molisana, era più che prevedibile, alla faccia della civiltà.
Mi è venuto da pensare che se Salvatore si fosse trovato in Africa, o in qualche altra nazione ove agiscono le associazioni umanitarie, probabilmente avrebbe già risolto i suoi problemi.
Verso le sette, prima di avviarmi verso l’ufficio, richiamo Salvatore, non foss’altro che per dargli il buon giorno.
M’informo della situazione, soprattutto sul fronte “cibo”, atteso che ormai l’ospedale, fatti i primi esami, lo avesse acquisito fra le persone lì presenti.
Salvatore, con aria rassegnata, mi ha risposto che non aveva visto cibo, probabilmente in preparazione all’operazione, ma che aveva un po’ d’acqua con la quale dissetarsi.
Alle undici la situazione non cambiava.
Il Nostro m’informava che a seguito di un colloquio con un medico di guardia al pronto soccorso, costui gli aveva detto:
“Ma lei è Di Maria?”
E Salvatore:
“Sì.”
Il medico:
“Non possiamo fare niente, non c’è posto”.

A margine, Salvatore mi comunicava di aver ricevuta una visita rassicurante da parte di un dipendente del Cardarelli, inviato dal Sindaco per sincerarsi delle condizioni del nostro “incursore”.
Stando a quanto detto da chi aveva visitato Salvatore, “tutto si risolverà in giornata, come di routine”.

Alle undici e un quarto, se pur con qualche difficoltà di comunicazione, riuscivo a sentire Emilio, che mi confermava la situazione in progresso.

Alle due pomeridiane, finalmente una notizia che lasciava ben sperare.
Come s’immaginava, a Salvatore finalmente avevano portato del cibo, per cui si poteva sostanzialmente credere che l’ingresso in ospedale era andato in porto, viatico giusto per ottenere di essere operato.
Dato il cibo però, si capiva a pieno che l’intervento non era prevedibile per la giornata dell’altro ieri.
Alle cinque ed alle sei, altre due comunicazioni con Salvatore, per sapere che nulla era cambiato.

Alle sei e mezza la lieta notizia:
Il posto si era trovato!

Mentre infatti io e Donato stazionavamo presso il bar di caffter, ecco che squilla il cellulare.
All’altro capo, un Salvatore finalmente soddisfatto, c’informa che di lì a qualche minuto avrebbe potuto lasciare il pronto soccorso per raggiungere, questa volta da ricoverato, un reparto provvisorio, ove portano coloro che attendono la sistemazione definitiva; un reparto all’italiana:
di precari.
Alle sette e mezza la cena, così come ieri mattina la colazione.
Alle due meno un quarto pomeridiane di ieri, le “notizie dal fronte”, (così ironicamente ha esordito Totore nell’ennesima telefonata), comunicavano che il Nostro, era stato finalmente portato al reparto di chirurgia generale, ed aveva ricevuti altri controlli di routine, preliminari all’intervento.

Qui, è capitata una cosa simpatica, a parziale risarcimento del digiuno di lunedì.
Nel cambio di reparto, Totore si è visto fornire il vitto due volte, cosa che ovviamente lui ha accettata di buon grado.
Alle dieci meno un quarto di ieri sera, ultima comunicazione intercorsa fra il “fronte” e la “retrovia”, (prima di questo mio farneticare), nella quale Totore segnalava ulteriori radiografie, e la sua messa in lista per l’intervento tanto desiderato.

Manca solo l’operazione all’ernia e tutti saremo soddisfatti.

Che dire!
Siamo proprio in Italia!

L’unico mio cruccio sta nel fatto che ingenuamente e dopo aver pagate le tasse, abbiamo pensato bene di qualcosa di satanico.
Fra l’altro, io ho erroneamente consigliato a Salvatore di non portare il caricatore del cellulare con sé, vista la semplicità dell’operazione che avrebbe dovuto subire, cosa da risolversi in due o tre giorni.
Visto il lungo racconto, non ti sarà sicuramente sfuggito che la batteria del telefono di Totore, non essendo ad eterna carica, sarà agli sgoccioli.
Oggi, andandolo a trovare, gli fornirò il rimedio, cinese, ma più sicuro dell’italico lavoro…

Devo portargli anche un’arma?

E’ andata anche di lusso, stando a certe informazioni ricevute da “Il Segreto Di Pulcinella”.

Ora, e questo vale per chi pensa che il proprio lavoro sia quello di trattare esclusivamente querele, la querela è servita.
Una querela per mancanza di civiltà e di rispetto per il Prossimo, proposta a chissà chi, recepita probabilmente con fastidio, ma urlante di sdegno e di malcelata voglia di rivincita, nei confronti di uno Stato che, non sapendo fare il proprio dovere, cerca d’imporlo ai propri sudditi, non volendo considerare che gli stessi, già stanchi, sono sul punto di ribellarsi, costi quel che costi, magari eliminando certi “Problemi” alla radice.

Intelligenti pauca.