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Excusatio Non Petita, Accusatio Manifesta!

Di Vittorio Venditti

Per Rispondere A Riccardo

Com’è ovvio, non potevo non lasciar campo libero a qualsiasi risposta, soprattutto se proveniente da una persona che, oltre a considerare un amico, valuto persona altamente matura.
Ciò però, non mi esime dal controbattere, visto che mi sono state mosse delle obbiezioni.

Mi sia però permesso prima, di esporre una mozione d’ordine.

Prima di analizzare quanto scritto ed obbiettato, mi sia permesso dirti, amico Riccardo, che proprio per l’amicizia che ci lega, mi sarei aspettato minor distacco nel tuo rivolgerti a me, non tanto per ciò che hai voluto controbattere, quanto per il tuo voler evitare di nominarmi; come se ti avessi ferito profondamente e tu avessi un forte risentimento nei miei confronti.
A tal proposito, dovesse esser così, affideremo entrambi all’intelligenza di chi ha avuto e continuerà ad avere la pazienza di leggerci, il giudizio sul nostro scrivere.
Va da sé, comunque, che quanto scriviamo non potrà non essere utile a chi è ancora indeciso nelle scelte in merito al tema trattato.

Fatta la premessa, veniamo all’analisi dei fatti.

1°: Parlando della “torta” da spartire, mi dispiace doverti contraddire Riccardo, ma la torta, sia pur di scarto, esiste e come.
Se le grosse società di telefonia non intervengono a fagocitare quanto presente, è solo per il fatto che costoro sono abituate a mangiare a piene ganasce, tralasciando gli scarti a chi non viene considerato più di tanto.
A ciò va aggiunto il fatto che, se gli affari dovessero realmente filare bene per le società che io definisco “piccole”, nessuno potrà vietare ai “grandi mangioni” di impossessarsi di questi piccoli individui, da prima aggiungendo dispositivi ai già presenti loro ripetitori, poi, con le cosiddette O. P. A. in borsa, acquisire in toto le stesse piccole società, (che, gasate da tal guadagno, nel frattempo si saranno anch’esse quotate), facendo ritrovare i clienti che pensavano e pensano di appartenere a nuove realtà, direttamente nel proprio ovile, secondo il modo descritto nella parabola della pecorella smarrita.
Sarà fantapolitica o fantaeconomia?
Non lo sò, ma in Germania, ad esempio, è già successo; ricorderai che il marchio Vodafone, originariamente nato in terra tedesca, fu acquisito dalla società inglese che attualmente ne ha preso anche il nome, evidentemente reputando quel marchio, alla lunga, molto più produttivo del proprio, ed ora si è estesa in tutto il mondo.
A ciò, va aggiunto l’immobilismo politico, di cui ho parlato, parlo e parlerò finché ne avrò forza e voglia, che rende impossibile qualsiasi speranza di progetti futuri per la costruzione di quelle autostrade telematiche, parole utili solo a riempire la bocca di tanti, di questi politici, e le speranze di tanti, di noi sprovveduti.

2°: Volendo discettare sulla definizione da affibbiare all’incarico ricoperto dagli amici di San Bartolomeo In Galdo, ne possiamo creare un problema filosofico, valido alla stessa stregua di quello in cui si discute del sesso degli angeli.
Voglio dire che, se pur non ufficialmente, se pur chiamati da te e Fabio, le persone presenti hanno esposto i pregi della società che li serve in fatto di ADSL, per cui, magari involontariamente, forse senza interessi personali, comunque costoro non possono essere non definiti “Agenti”.
D’altra parte, qual è il lavoro di un agente?
Se l’italiano non è un’opinione, l’agente è colui che agisce; l’azione, è (nel nostro caso) l’esposizione di un argomento: (la risoluzione secondo i propri schemi, del problema ADSL); ed allora: perché gli amici di San Bartolomeo in galdo non potrebbero essere definiti “Agenti della Micso”?
Ma poi, che c’è di male nel dare una simile definizione?
Non mi sembra che un lavoro, sia pur fatto in maniera non ufficiale ed in modo (secondo quanto tu ti ostini a dire) gratuito, sia disonorevole al punto di essere considerato un insulto!
E poi, ammesso e non concesso che sia loro che tu e Fabio ne traiate un sia pur minimo vantaggio, dove sarebbe il male, posto che si possa considerare un male aver guadagnato qualcosa avendo comunque lavorato nell’esporre dei fatti e rimettendoci personalmente di telefonate e di messa a disposizione del locale per l’accoglienza di noi uditori?

3°: Quando si parla e o si propongono le proprie ragioni, specialmente se in campo scende il dio danaro, è facile ed in un certo senso anche legittimo, tirare l’acqua al proprio mulino.
Va visto in questa ottica quanto da me espresso a proposito del “deridere le altre società”, di cui ho scritto nell’articolo.
Non ritenendo necessario scendere a livelli di pettegolezzo, dico solo che nessuno, nemmeno tu, o Riccardo, potrai dimostrare che le altre società, in quel consesso, hanno avuto diritto di replica, ciò, ammesso che ne avessero interesse…

4°: La “guerra tra bande” c’è ed è giusto che ci sia, in nome della legge di mercato; se non fosse così, non sarebbe in alcun modo possibile applicare i diritti di concorrenza che, se ben sfruttati, ci permettono di barcamenarci fra proposte non sempre chiare e valide, e soprattutto, aventi comunque un costo visto che, al contrario di quanto pretenderesti di far credere tu, nessuno dà niente per niente.

Una breve considerazione finale.

Quando si scrive per il gusto di scrivere, pur trattando argomenti seri, si cerca di alleggerirli con frasi e titoli ironici, del tipo di quelle proposte nell’articolo che tanto ha dato fastidio a Riccardo e a chi per lui.
Sarà il caso di cominciare a pensare di leggere in maniera meno superficiale quanto viene scritto, ripeto, per il solo gusto di scrivere.
Nel caso specifico, visto che, grazie a Dio, siamo stati dotati di teste indipendenti l’una dall’altra,
“A”: avrei potuto non scrivere nulla, fregandomene altamente di chi vuol farsi o meno abbindolare da messaggi pubblicitari più o meno validi;
“B”: avrei potuto approfittare della cosa per trarne personale vantaggio, ciò, in maniera dichiaratamente lucrativa, a dispetto di chi si ostina a presentare certi messaggi come forma di missione caritativa.

Fermo restando il fatto che ho sempre data massima ragione a Giulio Andreotti, per la massima che recita: “A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci s’indovina”, se la missione è stata quella di cui Riccardo ha voluto ribadire con forza i propositi, che bisogno c’è di scaldarsi al punto di arrivare ad un, (spero non voluto) distacco, come quello che si legge nello scrivere proprio del Nostro?