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LA RADIO: Storia Di Questo Mezzo In Tutte Le Salse

Di Vittorio Venditti

E Gambatesa? E Il Molise? E L’Italia?

Visto che ora la Radio è partner di gambatesaweb, con gli amici di Radio Civita, (che lo ricordo: Trasmette da Gaeta ed irradia da Itri, LT, non da un punto geografico ricadente nella regione Molise), amici che ci offrono quanto di meglio dal Molise viene proposto in tema di agricoltura e quanto vi giri intorno, come non parlare di qualcosa che ormai m’identifica al mondo da più di trent’anni?

La Radio, sia essa secondo l’accezione comune del termine, sia di nicchia, quella nicchia che vede molti, (ad esempio chi ti tedia), in trincea e maltrattati durante i periodi cosiddetti “normali”, ed osannati in caso di disgrazie, è stata ed è mia compagna di vita per tutta una serie di ragioni, non ultima, quella di essere un gradino più in alto rispetto agli altri mas media, per cultura trasmessa e per capacità di chi vi opera, ovviamente non considerando la mia persona.

Della radio si è parlato in tanti modi, chi, come detto, l’ha considerata al meglio, chi, di contro, già da tempo ne ha decretata una prematura fine, cosa poi smentita dalla storia.

Con l’aiuto di internet, e di chi ha avuta più pazienza di me, posso riproporti la storia della Radio, dalla sua nascita alla fine del secolo scorso, atteso che da allora poco sia cambiato e considerato che i cambiamenti attuali ancora non ci diano nulla di veramente tangibile.

Ecco dunque una visione abbastanza completa di ciò che è stata la Radio durante il secolo scorso, Radio intesa come mezzo di comunicazione dai governi alle masse o di protesta, se vista con le parti in causa invertite; ed ecco invece la Radio, intesa come Radio di nicchia, (N B: Quest’ultimo documento è datato, ma rende perfettamente l’idea di ciò di cui si sta parlando), quel genere di Radio spesso mal visto dai governi di ogni dove, Radio bistrattata finché poi, per disgrazia ricevuta, non sia risultata opportunisticamente utile e mal volentieri apprezzata.

Da notare a proposito del primo link, l’assoluta mancanza di riferimento a noi molisani, sia nel campo dei costruttori di apparecchi Radio di manifattura italiana, sia se parliamo di chi, la Radio l’ha fatta, stando davanti al microfono.
Allo stesso modo, è possibile notare nel secondo link, l’assoluta ambiguità con la quale ogni governo patrio ha trattata nella storia la legislazione che regola le radio sperimentazioni e l’uso delle apparecchiature ricetrasmittenti tout court, in ambito civile.
La Legge italiana è ambigua e fatta per venir imposta ai nemici ed interpretata per gli amici e gli amici degli amici, ma nel campo radiantistico, si raggiunge l’apice della vergogna, senza che nessuno arrossisca minimamente, neppure per la cronica mancanza di rispetto che i nostri governanti danno a vedere nei confronti delle direttive europee in tema.

Un capitolo a parte merita quanto in argomento è accaduto e tutt’ora accade a Gambatesa.
Già detto più volte del tentativo di costituire nel millenovecento settant’otto una radio veramente libera, tentativo durato fra alti e bassi poco più di due anni, stroncato quasi sul nascere da chi oggi tenta di chiudere la bocca anche a me che ho iniziato a vivere il mio quarto anno di disturbo, potremmo parlare di un’altra Radio, non proprio libera e sicuramente imbrigliata, aperta e gestita arroccandosi sulle sue posizioni inutili ed improduttive, proprio dal soggetto che tanto male ha fatto e continua a tentar di fare alla nostra libertà di espressione, in nome di una sua personale libertà che, a suo dire, tutti noi siamo “liberi” di seguire.
Io, a suo tempo, umilmente ed indegnamente partecipai alla costruzione di quell’impianto, nato quando da altre parti, altri colleghi del gestore della radio in questione, compreso che un simile progetto potesse dar pane, hanno portato avanti di più e meglio il loro fare, ed oggi, alla faccia della crisi, possono vantare di dar lavoro a più di duemilacinquecento persone a livello mondiale, con un giro d’affari non di poco conto:

Espressione Cristiana?

Secondo me, molto più Cristiana e fruttifera di altre “espressioni”, atteso che ad esempio l’impianto nato a Gambatesa anche con il mio lavoro, riesca a trasmettere esclusivamente funzioni religiose, senza continuità d’azione giornaliera e soprattutto senza dar da vivere a nessuno, alla faccia del “seminare porta frutto”!

Se poi vogliamo parlare di quanto riportato nel secondo dei due link che ho rimesso all’esame della tua intelligenza, va detto che proprio dalla fine degli anni settanta del secolo scorso, anche il paesello dal quale ti tedio ha avuti i suoi “disturbatori”; dunque, mentre veniva fatta chiudere Radio Gambatesa, uno dei suoi principali fautori, Vincenzo Iadarola, (Massarott), con uno dei primi apparati Radio C B, (più comunemente definito “Baracchino”), con il nominativo (QRZ) di “Corsaro Nero”, a breve seguito da Ulisse, (poi IK8OTA ed altri nominativi che non sto qui a riferire per ovvie ragioni di riservatezza), si dilettava di radio sperimentazioni e di collegamenti più o meno a largo raggio.

Lasciando in pace il buon Vincenzo, i tanti gambatesani più o meno giovani, che in seguito e fino all’avvento dei cellulari di famiglia hanno utilizzati i baracchini per collegarsi fra macchina e casa, o i pochi camionisti di paese che come tali utilizzavano il C B secondo i canoni della categoria, e parlando di quell’Ulisse che vive imperterrito in me, va detto che il voler a tutti i costi uscire dal guscio della pochezza e delle limitazioni che il paesello imponeva e tutt’ora cerca d’imporre, mi è costato caro ed ancora oggi mi costa, atteso che io abbia dovuto combattere contro pregiudizi che mascheravano e tutt’ora mascherano la volontà di supremazia che mi si vorrebbe i-mporre, definita da chi non può comandare su di me, “Raccontare all’Italia le cose che succedono nei bar”: (Qui lo scontro frontale), ma mi piace ricordare l’incipit della battaglia viva tutt’oggi.

Nel gennaio del millenovecento ottantadue, ebbi l’infelice idea di rientrare a tutti i costi nel paesello natio.
Stando fuori da questa ristretta cerchia, avevo già apprezzate le qualità dell’essere radioamatore, necessità nata per amore e per avere una certa indipendenza economica nel parlare con l’allora mia Lei, quando non ci era possibile stare insieme.
Visto il diverso livello di vita che Gambatesa mi offriva, decidevo di tornare sui miei passi e, il quattro ottobre di quell’anno, (guarda tu alle volte il caso: festa di San Francesco), comprai il mio personale primo mattoncino, (sarebbe la radio ricetrasmittente portatile), con il quale cominciai a pescare nell’etere, avendo modo di contattare altri C B che già operavano nell’invaso di Occhito.
Da chiacchiera nasce chiacchiera e, come nelle migliori storie, si arriva a conoscersi di persona, magari davanti ad una pizza, (da Ftric), unitamente ai familiari dei chiacchieroni in questione.
La storia iniziava a fare il giro del paese e sempre più spesso si vedevano automobili forestiere venire a prelevarmi o a scaricare i miei nuovi amici presso casa, accolti da me e dai miei con naturalezza e senza pensare a gelosie di sorta o a simili puerilità.
Era anche prassi per me, partecipare alle riunioni di Azione Cattolica, allora unico punto di aggregazione per i giovani, oltre ai bar:
Oggi è cambiato radicalmente tutto!
In una di queste riunioni, dopo aver ascoltato il discorso di Don Peppino, al quale non si poteva ne si doveva porre contraddittorio, (altra cosa oggi non più in voga?), nella discussione che ne seguì, ad un certo punto, non ricordo per quale ragione, mi sento chiedere proprio da Don Peppino che in precedenza aveva aspramente criticato il mio esser radioamatore: “Ma tu, ritieni di avere più amici ora che ai il baracchino, o prima che non lo avevi?”, al che io, con massima naturalezza e senza voler pensare a subdole conclusioni risposi: “Certamente ne ho più ora!”, ricevendo in cambio uno stizzito e mi accorgo oggi cattivo: “Va bene.”, come per dire: questa è una dichiarazione di emancipazione e quindi di guerra, guerra che ovviamente ancora oggi è in atto, guerra che finirà solo con la morte di uno di noi due, spero lui!
In definitiva, è stato questo l’impatto che l’argomento “radio ricetrasmittenti” ha avuto con Gambatesa, ed è questo l’attuale risultato di quell’impatto, atteso che ovviamente, nei momenti di “chiacchiera” (QSO), come accade oggi per quest’inutile sito, anche allora chi ti tedia comunicava la bellezza e le storture che partivano e partono dal comportamento dei gambatesani. Cosa che dava e dà fastidio a coloro che, in ovvia mala fede, agiscono per proteggere i loro tornaconti, alle spalle di chi, spesso, li crede amici.

Tornando a parlare delle capacità produttive del gambatesano e del molisano medio, possiamo tranquillamente affermare che mai c’è stata, mai ci sarà una sia pur flebile voce in capitolo, in grado di far fare bella figura a questa regione; nel campo più strettamente sperimentale invece un’altra “perla” mette l’italiano tout court in “bella mostra” nei confronti del mondo intero, noi, che abbiamo come concittadino l’inventore della Radio, surclassati dai cinesi che, in fatto di costruzioni di radio ricetrasmittenti, sono più rispettosi di chi della Radio fa la propria compagna di vita e per questo ne usufruisce in maniera più accessibile, grazie proprio ai sudditi del dragone.

E’ di questi giorni infatti un mio acquisto che, alla modica somma di venticinque euro, mi ha restituito un apparato radio ricetrasmittente, munito di tutti gli accessori che lo rendono completamente autonomo, anche dal punto di vista dell’accessibilità, disponendo, (questa Radio), di una sintesi vocale integrata, quindi senza il bisogno di aggiungere spesa a spesa.

Chi, fra noi e loro, è il selvaggio?