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Festa Sacra E Festa Profana

Di Vittorio Venditti
(Foto), Di Marco Frosali

Quando Gambatesa E’ Deserta…

Se ci fai caso, il sottotitolo assomiglia al proverbio che recita:
“Quando il gatto non c’è, i topi ballano”.

Nel nostro caso invece, a ballare allegramente eravamo noi!

I Fatti:

Nel precedente articolo, ho detto che avrei parlato di quanto esposto di seguito in uno scritto a parte, per evitare di dissacrare la festa in onore della Madonna della Vittoria.

Eccone le ragioni.

Sabato sera, dopo aver rinfrancato lo Spirito con il Rosario, alle ventidue e trenta circa, uscendo dalla chiesa, io e Totore abbiamo pensato di andare a svernare in qualche bar, desolatamente aperto, per rinfrancare anche il corpo, mò ci vuole:
con lo spirito.

Sabato infatti, oltre ad un matrimonio che aveva sottratta buona parte della gioventù e non solo, di Gambatesa, la faceva da padrona la festa di San Michele, che allietava le strade della vicina Riccia, per cui, chi non era stato invitato al matrimonio di cui sopra, aveva l’alternativa per non restare a Gambatesa, quella sera un vero mortorio.

Camminando come api morte, io e Totore arriviamo in prossimità del bar di Salvatore a Ccett, dove improvvisamente si materializzava l’inaspettato Marco Frosali.

“E tu che ci fai qui!”
Diciamo quasi in coro io e Totore.
“Sono venuto a riportare la moto a Gambatesa…”
Risponde Marco con naturalezza.

Attendendo anche Donato, che avevo appena chiamato al telefono, decidiamo di sederci, per farci compagnia.

E che compagnia!

Il Gran Consiglio

Quello che vedi è la minima parte del danno fatto.
L’innocente Marco, al momento intento a fotografare il gruppo di ubriaconi del quale mi onoro di far parte, non appena posata la macchina fotografica, non è stato da meno nel “delibare” quanto, sia pur in piccola parte, puoi vedere.

Un fuori programma però c’è stato.

Non c’era nessuno, in termine di esseri umani, ma Dio ci ha donata lo stesso un pò di compagnia.
Mentre stavamo argomentando del più e del meno, di fronte alle munizioni che ti ho fatto vedere, si avvicina a noi un cane randagio, cui Marco, impietosito, ha offerta qualche patatina.

Totore, già ben in forma, non si è lasciata scappare l’occasione di guardare il nostro nuovo amico e, viste le orecchie di costui, ha sommariamente deciso che il nostro cane, da quel momento si dovesse chiamare Giulio

Giulio

In onore di Giulio Andreotti.

Il cane, dopo qualche patatina, compreso che lo stavamo prendendo in giro, si è allontanato senza un lamento.

La serata è andata ancora avanti per qualche ora.
Poi, sufficientemente carburati, ma ancora in grado di ricordare che di lì a qualche ora si sarebbe dovuto andare a Messa, abbiamo abbandonato il campo.

Il resto, lo hai già letto ieri.