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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 77 Giovedì 23 novembre 2017
“Sono ancora qui perché Mladic si sentiva come Dio: aveva potere di vita e di morte su tutti”. (Un sopravvissuto alla strage di Srebrenica)
Nepotismoa 5 stelle
Roma Nominato alla guida della Metro un militante grillino cugino di un assessore M5s. Mentre il trasporto romano è al collasso
PAGINA 2
ANNIVERSARI
2 dicembre 1977, quando il sindacato cambiava la storia
In una Roma freddissima, l’enorme manifestazione dei metalmeccanici
che mise in difficoltà il primo governo di unità nazionale. A San Giovanni gli operai isolarono il Movimento del ‘77
MARIO LAVIA ALLE PAGINE 5-6
L’EDITORIALE /1


Mdp, avevano già deciso tutto prima
Piero Fassino
“P “P roposte innovative e interessanti, ma non ci sono le condizioni politiche“. È quel che io, Maurizio Martina e Cesare Damiano ci siamo sentiti dire ieri da Cecilia Guerra capogruppo Mdp al Senato e Giulio Marcon capogruppo Sel alla Camera dei Deputati. Una affermazione contraddittoria perché le “condizioni politiche” si creano, a partire dai contenuti programmatici. E noi all’incontro ci siamo presentati con proposte serie su cui aprire una nuova stagione del centrosinistra.
SEGUE A PAGINA 4
L’EDITORIALE /2

Ma gli anziani non sono un trofeo da esibire
Elisabetta Gualmini
L’ L’ Italia è un paese per vecchi, lo sappiamo bene. L’invecchiamento demografico galoppa e la natalità arranca, da almeno tre decenni. In tempi di campagna elettorale, tanto vale rassegnarsi e puntare sul popolo dei canuti con promesse roboanti, strizzatine d’occhio e pacche sulle spalle (non troppo forte naturalmente…) Le dentiere poco prima delle Europee del 2014 erano solo l’inizio. Una proposta viscida e anche un po’ repellente ma di grande impatto, sia per lo scintillio dei denti nuovi da sfoderare magari recandosi al seggio, sia per lo sberluccichio degli zeri nel bilancio pubblico.
SEGUE A PAGINA 4
CENTRODESTRA
Genovese jr. indagato a tempo di record
A PAGINA 2
M5S
FEDERICO CHIOVELLI È UN ATTIVISTA GRILLINO, ISCRITTO AL MOVIMENTO DAL 2013 E CUGINO DELL’ASSESSORA M5S DEL XV MUNICIPIO DI ROMA, PAOLA CHIOVELLI.
NEL 2016 IL DG ATAC RETTIGHIERI GLI TOGLIE LA RESPONSABILITÀ DELLA LINEA VITERBO-ROMA PER I DISAGI PROVOCATI
I GRILLINI PROVANO A FARLO RIENTRARE CON UN ALTRO DG ATAC, ROTA, SENZA PERÒ RIUSCIRSCI
OGGI È STATO NOMINATO RESPONSABILE DELLA METRO A DI ROMA
merito. Poi i grillini riprovano a far rientrare Chiovelli tramite con un altro dg Atac, Bruno Rota. Il quale però rompe (anche per questo motivo) con la Raggi. Oggi arriva la nomina. Dunque la domanda che ci si pone è: se già Chivelli fu allontanato per il lavoro svolto (fu addirittura sottoposto a provvedimento disciplinare), perché dargli una responsabilità così delicata come quella della gestione della metro A? Forse, verrebbe da dire, il vento non è affatto cambiato come promesso appena un anno e mezzo fa.
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SU DEMOCRATICA.COM
Nepotismo a Cinque stelle

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Stefano Minnucci

SSe la responsabilità di un servizio fondamentale per una città venisse affidato a un parente di chi governa quella città, ci si dovrebbe indignare, quantomeno prendere atto di un comportamento
irrispettoso per migliaia di cittadini. È un
principio di buon senso, che spesso i grilli-
ni professano ai quattro venti, soprat
tutto quando puntando il dito
contro le parentopoli. Pecca
to però che il Movimento
Cinque stelle taccia quando la cosa riguarda i loro amministratori. A Roma sono giorni che il servizio dei trasporti è in panne, i treni del
la metro vanno a singhiozzo e nelle ore di punta costringono i cittadini a stringersi come sardine nei vagoni per poter raggiungere il loro posto di
lavoro. Ma come pensa di risolvere una grana così grande la giunta che governa Roma? Cambiando i responsabili senza tener conto del merito: una tratta importante come la metro A è stata affidata a una vecchia conoscenza pentastellata, l’attivista grillino Federico Chiovelli, iscritto al Movimento dal 2013 e cugino dell’assessora M5S del XV municipio di Roma, Paola Chiovelli. Un palese caso di nepotismo che mette ancora una volta in evidenza il doppiopesismo grillino. Come accaduto per il cambio di rotta avvenuto sui temi della giustizia, quando il Movimento si è riscoperto garantista dopo aver capito di avere indagati in casa
propria. Ma il nome di Chiovelli non è per nulla nuovo: nel
2016 fu rimosso dalla linea Viterbo-Roma -per i disagi arrecati su quella tratta -dall’ex direttore generale dell’Atac, Marco Rettighieri, il quale entrò poi in rotta di collisione con la delegata ai trasporti della giunta Raggi proprio
Il servizio dei trasporti di Roma è al collasso ma i grillini pensano solo al loro Movimento
per aver fatto quella scelta di
Vaccini, la Consulta ‘respinge’ Zaia e no vax: l’obbligo è legittimo
La Corte Costituzionale “ha dichiarato non fondate tutte le questioni prospettate”. Così ha risposto la Consulta in merito al ricorso della Regione Veneto sul decreto legge n. 73 del 2017, convertito nella legge n. 119 del 2017, in materia di vaccinazioni
obbligatorie per i minori fino
a 16 anni di età. A sollevare il caso era stata la Regione Veneto con l’impegno in prima linea del presidente Zaia, che aveva cercato in tutti i modi di far saltare la legge. La Corte “ha dichiarato non fondate tutte le questioni prospettate”. Per i giudici costituzionali, le misure in questione rappresentano una scelta spettante al legislatore nazionale.
Genovese jr indagato in tempi record
SSembra non essere partita sotto una buona stella la Giunta Musumeci. A neanche un mese dalle elezioni, sono già 6 i casi giudiziari che hanno coinvolto deputati e candidati alla Regione. Dopo il caso di Cateno De Luca (deputato eletto nelle fila dell’Udc arrestato per evasione fiscale), ci sono tre indagati (due di Forza Italia, uno di Sicilia futura); due, invece, i candidati arrestati (di Movimento 5 Stelle e Forza Italia).
Oggi è “il giorno” di Luigi Genovese, indagato per riciclaggio di denaro. Il ragazzo, di 21 anni, è il più giovane deputato dell’Ars siciliana. Ancora non era riuscito a salire sui banchi della Presidenza dell’Assemblea siciliana che già è finito sotto inchiesta. Un record per un giovanissimo della politica, studente universitario, ma soprattutto figlio
di un padre dalla grande influenza. Quel Francantonio Genovese, deputato, antico ras del Pd di cui è stato segretario regionale nel 2007, poi passato in Forza Italia, con alle spalle una pesante condanna a 11 anni nell’ambito del processo sui ‘Corsi d’oro‘ della formazione professionale. Rampollo dunque di una influente dinastia, Genovese Jr, di cui adesso è ufficialmente il prolungamento politico, e, suo malgrado, anche giudiziario.
Tornano in mente le frasi del segretario del Pd Matteo Renzi che, rispondendo a chi gli faceva notare che i voti di Genovese sarebbero potuti essere del Pd, affermava con forza di essere molto più orgoglioso di “aver perso candidato il figlio di Pio Latorre, più di quanto non lo sarebbe stato vincendo ma candidando il figlio di Francantonio Genovese”.
La rottura con Mdp? Avevano già deciso tutto prima

Piero Fassino CONDIVIDI SU
Segue dalla prima

S
Malgrado le nostre aperture, solo pregiudizi e chiusure
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Ma gli anziani non sono un trofeo da esibire

Elisabetta Gualmini CONDIVIDI SU
Segue dalla prima

28
È grottesca la raffigurazione di chi ha tenuto in piedi il nostro welfare
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Destinazione Italia Ieri il treno dell’ascolto del Pd ha toccato ben tre Regioni: Lazio, Campania e Molise. Prima tappa della giornata al sito archeologico di Minturno, in provincia di Latina, per una visita al Ponte Borbonico sul Garigliano, il primo ponte sospeso, a catena di ferro, tra Lazio e Campania. Per gli standard dell’epoca questo ponte rappresentava un’infrastruttura all’avanguardia in tutta Europa al punto di ispirare anche i progettisti del ponte di Brooklyn. “È la dimostrazione che gli ingegneri italiani sono sempre stati i più innovativi e capaci”, ha detto Matteo Renzi. Con lui anche il ministro Graziano Delrio che assicura: “Abbiamo il più grande piano di sviluppo infrastrutturale in Europa”. Il viaggio è proseguito verso la Campania, nella provincia di Caserta, per una visita alla cooperativa sociale “Le terre di don Peppe Diana”, un caseificio di Castel Volturno nato su un bene confiscato alla camorra e che dal 2012, in collaborazione con Libera, produce mozzarelle di bufala note come “mozzarelle della legalità” (nel 2016 il fatturato ha sfiorato i 700mila euro). Matteo Renzi e il ministro dell’Interno Marco Minniti hanno incontrato anche i responsabili delle due cooperative e i “meravigliosi ragazzi” della Tam Tam Basket, composta da figli di immigrati nati e cresciuti a Castel Volturno Per la terza tappa il treno è tornato in Molise per incontrare imprenditori e associazioni del territorio di Venafro, in provincia di Isernia. Al Castello Pandone Matteo Renzi ha ascoltato i titolari di un’azienda millenaria, la Pontificia Fonderia Marinelli e quelli di una start up, ModaImpresa, avviata dai lavoratori della fallita Ittierre S.p.a. Tappa dedicata allo sport e in particolare al calcio quella che ha visto il treno Pd arrivare a Frosinone per una visita presso il nuovo e bellissimo stadio del Frosinone Calcio. Una struttura da 16 mila posti, attesa da alcuni decenni, che il Comune ha dato in gestione al privato per 45 anni, con possibilità di proroga. Costato circa 20 milioni di euro, di cui 8 milioni (pari al 40%) ottenuti dall’Istituto per il credito sportivo, questo nuovo stadio cittadino è una bella storia di passione per lo sport e per il proprio territorio, una storia che si inserisce nel solco dell’impegno del governo e del ministro dello Sport nel favorire e rendere più snelle le procedure per la costruzione o la realizzazione di impianti sportivi. L’ultima tappa della giornata è stata una sorpresa. All’insaputa di molti, soprattutto dei romani, all’interno della stazione Termini c’è una vera cittadella dell’innovazione. Un hub dove si allevano le idee di giovani talenti provenienti da diversi percorsi accademici. Nato da una joint venture tra LVenture Group, holding di partecipazione quotata che investe in startup digitali, e l’Università Luiss Guido Carli, Luiss EnLabs è oggi uno degli acceleratori di start up più importanti d’Europa. L’obbiettivo principale è scoprire le giovani e promettenti imprese del mondo digitale e supportarle nella crescita e nello sviluppo. Idee e progetti che qui hanno avuto la possibilità di concretizzarsi e di conquistare uno spazio sul mercato e che potrebbero rendere la stazione Termini uno dei motori della ripresa economica della Capitale. Luiss EnLabs Roma Terre di Dona Peppe Diana Castel Volturno Ponte Borbonico Minturno Puoi anche donare 2 euro inviando un SMS con scritto Destinazione Italia al numero 499499 oppure 5 o 10 euro da numero fisso IL SERVIZIO È GRATUITO SOSTIENI IL VIAGGIO DEL PARTITO DEMOCRATICO Stadio Frosinone Incontri Venafro Il treno dell’ascolto tra Lazio, Campania e Molise
Pensieri e parole
2 dicembre 1977, quando il sindacato faceva la storia

Mario Lavia CONDIVIDI SU

IIl sindacato, questo sindacato, vuole cambiare l’Italia con voi, non contro di voi…”, urlò Pierre Carniti. Un comizio d’altri tempi. Lui i comizi li sapeva fare meglio di tutti – insieme a Luciano Lama – e probabilmente non era stato scelto a caso per chiudere la manifestazione dei metalmeccanici del 2 dicembre 1977. Quaranta anni fa. Una delle più grandi e importanti manifestazioni sindacali della sto-
Trentin e appunto Pier-ria repubblicana. Non
re Carniti). “Alcune pro-solo e non tanto per la
vocazioni degli autonomi gente (una enorme folla furono controllate senza
Una delle più grandi manifestazioni operaie che cambiò il corso politico. E oggi…
valutata sulle 200mila persone: vere, eh, non come oggi che si sparano cifre precostituite e irralistiche) ma per l’impatto politico che ebbe. In un certo senso fu l’ultima grande prova del protagonismo operaio novecentesco.
Era una giornata freddissima, gelida. Nerastra. Forse piovve anche un po’. Tre cortei tutti giganteschi, urlanti, a ranghi serrati. Migliaia e migliaia di eskimi. Volantini, megafoni, cartelli, fischietti, tamburi. Il vento tagliente spazzava foglie e cartacce. C’erano moltissimi studenti. Le femministe, anche. La grande piazza San Giovanni già gremita dalla prima mattina. D’altronde si doveva fare così, allora: riempire la piazza prima che vi giungessero gli “autonomi” con i vari gruppi e gruppetti che oggi chiameremmo “antagonisti” e che all’epoca riempivano la zona grigia fra le forze democratiche e le sigle terroristiche. Erano loro “i compagni che fischiavano”, cui si rivolgeva Carniti che era forse il sindacalista meno chiuso alle proteste dei movimenti: e tantissimi, erano, quelli del Movimento, e senza timore di alzare il dito e il medio e il pollice per fare il segno della P38. E’ vero che il movimento del ‘77 aveva imboccato la parabola discendente ma in fondo non erano passati che dieci mesi dalla cacciata di Lama dall’Università di Roma. Autonomia Operaia era quindi ancora forte. Urlavano, tenuti a debita distanza dagli operai dell’Flm (la Federazione unitaria dei metalmeccanici, creazione di Bruno
difficoltà e tutto si svolse
senza incidenti”, ricordò poi
Pio Galli, altro sindacalista leg
gendario che parlò dal palco a nome della Flm.
Noi studenti di sinistra eravamo come al solito a fare un po’ da cuscinetto e parve a noi un miracolo che non si fosse giunti ai soliti scontri. Gli operai erano gli operai, diamine. I “romani” non avrebbero tollerato un’altra onta come quella del giorno di Lama all’Università. La direttiva era secca: non rispondete, non arrivate allo scontro fisico. Erano giunti da tutta Italia, i lavoratori: 35 treni speciali e centinaia di pullman. Alla fine, sì, Lotta Continua fece un po’ di casino (ma lontanissimo dall’enorme palco), ma tutto sommato il 2 dicembre fu anche un grande fatto per la democrazia e l’agibilità politica di Roma, dove da mesi le manifestazioni erano quasi sempre vietate.
Quel giorno freddo e grigio noi giovani romani vedemmo “gli operai” forse per la prima volta, perlomeno così numerosi e determinati. Gli operai “in carne e ossa”, come diceva Gramsci. Moltissimi di loro avevano passato la notte in treno (allora da Torino e anche da Milano a Roma ci voleva una notte), erano molto incazzati perché non vedevano risultati significativi nella politica economica di un governo che pure si reggeva sull’astensione di comunisti e socialisti. Era una manifestazione “politica”, non di rivendicazione sindacale.
SEGUE A PAGINA 6
La vignetta
Da un anno il governo monocolore Dc guidato da Giulio Andreotti si reggeva sulle astensioni degli altri partiti fra cui il Pci. Il suo segretario Enrico Berlinguer era bersaglio delle invettive del Movimento del ‘77 ma anche oggetto di critiche di importanti settori della sinistra storica. Il leader venne messo nel mirino del vignettista Giorgio Forattini che il 3 dicembre disegnò un Berlinguer in poltrona infastidito dal rumore degli operai in piazza.
SEGUE DA PAGINA 5
Lì stava la sua forza. C’erano striscioni immensi contro Andreotti, anche se si stava ben attenti a evitare toni estremisti – perché al tempo stesso bisognava contrastare proprio l’estremismo dei gruppi.
L’impatto politico della manifestazione fu devastante per il quadro politico contrassegnato dalla primissima esperienza di solidarietà nazionale, il famoso governo delle astensioni guidato da Giulio Andreotti. L’opposizione sociale era forte. Il terrorismo mieteva vittime. Il Partito comunista

“in mezzo al guado”, come sintetizzò poi Giorgio Napolitano – era abbastanza nei guai, affaticato a spiegare le ragioni dell’unità nazionale con la Dc, pressato dalla base del partito e dal movimenti, criticato dagli intellettuali di sinistra, da una bella parte della classe operaia. La manifestazione, nei fatti, era contro l’intesa con la Dc. Contro la linea di Berlinguer.
operai: come un “abbiamo capito”. E infatti da quel 2 dicembre che iniziò la crisi di quel governo, cui seguì – il 16 marzo 1978, a poche ore dal rapimento di Aldo Moro – un nuovo governo di solidarietà ma con il Pci nella maggioranza, comunque anch’esso presieduto da Andreotti.
Il Pci si infastidì per la vignetta di Forattini ma apprezzò due cose. Che il sindacato avesse riconquistato, e alla grande, la piazza. E che la forza operaia potesse tornare utile nel contenzioso con la Dc per spostare un po’ l’asse della politica nazionale. Anche gli esponenti della “destra” comunista come Napolitano e Chiaromonte furono alla fine soddisfatti per quel 2 dicembre operaio. Per non parlare di Berlinguer, che, seppure amareggiato per vignetta di Forattini (lo storico Paolo Spriano scrisse una nota fiammeggiante in cui esaltò la “vita di sacrificio, di passione rivoluzionaria, di tensione politica e morale di un dirigente comunista come Berlinguer”), pure ne trasse ulteriore conferma che l’accordo con la Dc an
ro due prime pagine im-dasse rivisto. Purtroppo, portantissime. La prima,
Il giorno dopo apparve-In piazza la grande massa di lavoratori riuscì a evitare lo scontro fisico con gli Autonomi
di lì a pochi mesi, non quella di una giovanis-
c’era più Aldo Moro per sima Repubblica: Gior-
aprire una stagione di-gio Forattini realizzò
versa. forse la sua vignetta più
Ecco, il 2 dicembre importante, un Enrico
‘77 è un grande esem-Berlinguer in vestaglia
pio di come la pressione
e pantofole sorseggiante un tè con il quadro di Marx alla parete infastidito dal rumore di fondo del grande corteo operaio. Una vignetta che valeva più di dieci editoriali.
L’altra pagina importante fu quella dell’Unità che titolò a caratteri cubitali “Una forza operaia immensa”, una frase che voleva esprimere un idem sentire e che suonava come la “risposta” del Pci agli
democraticamente or
ganizzata, in una società
matura, possa modificare il
corso politico e persino storico.
Per combinazione, a 40 anni esatti, il 2 dicembre 2017, la Cgil organizza una giornata di mobilitazione contro il governo e le sue proposte sulle pensioni. Ci sarà una manifestazione a piazza del Popolo. Ma fra 40 anni non ne se ricorderà nessuno.
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Ci vediamo venerdì a partire dalle 19. Sabato ricominciamo alle 9:30 e andiamo avanti fino all’ora di cena, con una pausa pranzo. Domenica vi aspettiamo dalle 9:30 fino alla chiusura delle 13.
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