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Un Allarme In Nome Della Visibilità

Di Vittorio Venditti
(Foto), Prese Da Internet Da Marco Frosali E Stefano Venditti

Il Clistere

Fidarsi O Non Fidarsi: Questo E’ Il Problema

CAMPOBASSO, 11 settembre 2018. – Altro giorno nefasto per la storia, altro argomento preoccupante per i cittadini. Come un fulmine a ciel sereno, un appello che di primo acchito potrebbe sembrare non solo sacrosanto, ma meritevole di venir ripetuto giorno per giorno fino alla nausea, “scuote” la stampa molisana e campobassana in particolare: Procuratore D’Angelo, guerra contro droga. Andiamo ad analizzare dunque il tema per porci qualche domanda/riflessione.

Nicola D’Angelo

In sostanza, il procuratore della repubblica di Campobasso Nicola D’Angelo ha dichiarato ai giornalisti riuniti nella sede dell’ODG Molise che la situazione “droga” nella regione è arrivata ad un punto di non ritorno, per cui il nostro si è appellato ai cronisti di ogni ordine e grado, affinché si lavori insieme per debellare il fenomeno, per il bene della comunità tutta. Come detto, il tema è serio, ma in Molise di droga si parla da almeno quarant’anni ed in modo davvero pesante. Finalmente, sarebbe il caso di dire, se ne è accorto anche il procuratore della repubblica di Campobasso, per cui d’ora innanzi possiamo andare a dormire tranquilli. La domanda però sorge spontanea ed il procuratore D’Angelo perdonerà se un cittadino, prima ancora che giornalista, la rivolge a lui, anticipandola ai suoi quattro lettori, non credendo di poter considerare fra questi un magistrato che ha ben altro da fare che perdere tempo a visionare scritti che potrebbe considerare da sopprimere: E’ possibile allearsi a chi, ricevuta una segnalazione, anziché ingegnarsi per verificarla e perseguire chi opera secondo quanto denunciato, indaga chi denuncia, portando chi fa ciò in nome di quest’alleanza alla morte, di qualsiasi tipo di fine si tratti?

Chi scrive ha ricevuto un insegnamento cardine da giornalisti più preparati e meglio operativi: “il giornalista non deve mai parlare di sé stesso, ma indagare e proporre informazioni operando il più possibile in terza persona”. Per questo, evitando di proporre fatti che vedono protagonista di prima mano chi li ha patiti e ne sta ancora scontando le conseguenze, non solo in quest’ultimo periodo, ma da almeno vent’anni a questa parte, proprio per mano di chi si “espone” a perorare tal causa, proviamo a guardare più in generale cosa succede accettando certe alleanze.

E’ cronaca di questi giorni l’assassinio di reporter in vari paesi del mondo, colpevoli di aver fatto il proprio lavoro, segnalando direttamente all’opinione pubblica quanto accade a tutti i livelli di potere e non solo. In Italia, giornalisti come Federica Angeli, Paolo Borrometi e tanti altri, per aver accettato di allearsi allo Stato senza nemmeno aver ricevuta una simile richiesta, ma per senso e dovere civico, o vivono sotto scorta come quelli appena nominati, o sono stati indagati e qualche volta anche condannati, per via del fatto che questi colleghi non sono andati tanto per il sottile nel pubblicare ciò che avevano scoperto. A ciò va aggiunta la successiva esternazione proposta a seguito dell’arresto di una figura di secondo piano appartenente al clan dei casalesi, fermo avvenuto sulla diga del Liscione: il procuratore della repubblica, secondo varie fonti giornalistiche, avrebbe affermato in sostanza che se quell’arresto è avvenuto, va considerato come il risultato dell’organizzazione in tema, partente dai suoi uffici. Chi scrive invece crede che se un fermo del genere sia stato posto in essere, è solo per l’abnegazione delle forze dell’ordine che, su strada e non imboscate, per uno stipendio di gran lunga inferiore a quello di chi si vanta poi di aver raggiunti certi risultati, prendono materialmente i lestofanti che dopo poco e molto spesso vengono rimessi in libertà senza aver scontato un giorno di galera, magari proprio per colpa delle pezze mancanti in fase di giudizio, vero compito di chi si propone come alleato, avendo però ben altri fini da raggiungere.

Come detto, in Molise la droga è presente da almeno quarant’anni ed a Campobasso si è arrivati al comico, atteso che uno dei principali luoghi di spaccio sia denominato “Villa dei cannoni”, visto che lo Stato è stato e quindi non è presente e considerato l’alto rischio che un giornalista o comunque un cittadino corre nell’allearsi con chi non lo protegge, anzi, se gli viene fatto, lo utilizza come capro espiatorio, magari per acquisire un’effimera visibilità che una carriera portata avanti in una procura come quella di Campobasso non rende, a che pro far proprio un simile appello, se poi, in assenza di quanto si potrebbe ricevere come ringraziamento da chi si dovrebbe considerare alleato, si ottiene qualcosa di simile da coloro cui il giornalista o cittadino tout court ha calpestati i calli, provando a disturbarne il lavoro, per questa gente sicuramente proficuo?

Preso dunque atto del fatto che l’appello sopra citato risulti utile esclusivamente, da una parte a chi con ciò ha raggiunto lo scopo di avere un minimo di visibilità, dall’altra il sempre comodo arruffianarsi che coinvolge chi non ha il vero coraggio delle proprie azioni, chi ha esperienza da vendere in tema, suggerisce una strada più ardua da percorrere, ma più appagante in tutti i sensi: considerato che è droga qualsiasi sostanza, sia essa lecita o meno, che altera le reazioni del cervello, risulta più utile imparare e di conseguenza educare chi ha bisogno di tal trattamento, facendo attenzione a non urtare la libertà di chi che sia. Nello specifico, è più importante spiegare cosa succede drogandosi e con ciò convincere chi lo fa a recedere da un simile comportamento, (prima che ciò accada e non dopo, magari per alimentare il conseguente giro d’affari presentato come opera di carità), anziché reprimere istinti di ribellione che specialmente nei giovani, se adeguatamente trattati, possono diventare addirittura utili per la crescita di costoro. Per questo, in tanti continuano a chiedersi a che pro si va avanti col dichiarare illecite sostanze che se liberalizzate ed adeguatamente, ma discretamente controllate, verrebbero consumate in maniera di gran lunga inferiore a quanto accade oggi là dove esistono tali inibizioni, cosa provata oggi in Olanda e luoghi amministrati allo stesso livello, storia che ha mietute vittime nel passato per colpa di sostanze oggi lecite, in terre come gli Stati Uniti D’America, da molti considerate all’avanguardia.

Andando a chiudere, sarà il caso di suggerire a chi cerca alleati, di considerare che il mercato che tutto dirige, impone di proporre richieste di qualsiasi genere, a patto di offrire compensi credibili, politicamente prima che in termini economici, atteso che una buona politica sia la vera ed indistruttibile base su cui fondare una vera alleanza che porti al bene comune, inteso in termini di salute, libertà e vita e di conseguenza economico nel vero senso della parola.