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La Liberazione: In Che Senso?

Di Vittorio Venditti
(Audio), Dall’Archivio Storico Di Vittorio Venditti
(Foto), Prese Da Internet Da Antonio Di Domenico E Salvatore Di Maria
(Video), Preso Da Internet Da Vittorio Venditti

E Poi Si Parla Di Stress!

Ecco un’altra giornatina da incorniciare, ognuno per una ragione, ma da incorniciare per poi buttare il quadro. Come già scritto a tal proposito esattamente dieci anni fa, oggi è la Liberazione. Allora come oggi: In Che Senso?

Italia

Di questa “festa” non parlerei se quanto dalla stessa espresso fosse condiviso e condivisibile; ne tratto perché in pochi hanno il coraggio di denunciare gli errori che hanno portato poi agli orrori di una guerra da tutti non voluta, ma da nessuno evitata.

Presi a pié pari gl’insegnamenti che vengono dai libri che presentano la storia, come sempre vista dal vincitore, andiamo a farne le pulci, per vedere quanto, i cosiddetti Vincitori, hanno fatto per far arrivare noi italiani a festeggiare questo giorno, e quanto esclusivamente per il loro tornaconto.

Parlando dell’entrata in guerra dell’Italia, assunto che se la squadra vince, nulla si cambia, se perde, la prima testa che salta è quella dell’allenatore, mi chiedo e e domando ai miei quattro lettori: Ma davvero è solo colpa di Benito Mussolini se il dieci giugno millenovecentoquaranta l’Italia è entrata in un conflitto che non era in alcun modo preparata a sostenere, e che sicuramente non era ben visto dalla gente, già affamata di suo? Perché a me viene lo strano sospetto, (di cui si espone chiaramente il concetto anche nel film Schindler’s List), per cui la guerra è una benedizione per chi deve fare affari? Quant’è stata la spinta dell’allora società borghese per mandare al macello gente calcolata come numero, che avrebbe dovuto consegnare nuove colonie da sfruttare proprio ad industriali, faccendieri e quant’altro di simile? Quanti di questi “uomini d’affari” abbiamo trovati, regolarmente riciclati, nella “vergine Italia” nata dalle ceneri di quella ‘patria’ che sarebbe dovuta servire proprio a questi “personaggi” per accrescere le loro ricchezze, approfittando del sangue della gente comune? Questo discorso, vale per l’italietta di allora, da una novantina d’anni unita, o è vangelo per tutti gli speculatori del mondo, attuale, passato e futuro?

Al di là di tutto ciò, a parte la sostituzione dei politici, (in qualche caso per niente avvenuta), alle mangiatoie, rimaste simili alle precedenti anche nei nomi, quali sono stati i cambiamenti sostanziali visti dopo la fine della seconda guerra mondiale? Ammesso che fosse giusto eliminare la precedente dirigenza, quante delle cose nel bene e nel male, fatte da chi governava prima, sono state realmente abolite? Aggiungo oggi: cos’è cambiato in tutto ciò dal venticinque aprile duemilaundici alla data presente, in ogni senso?

Quanto scritto, rivisto e corretto nell’editazione, è stato appena riproposto, ma nel duemiladodici, considerato che si sarebbe dovuto nuovamente redigere il papiello, gambatesaweb ha pensato bene di tornare indietro nel tempo e festeggiare quanto era stato più importante fino al millenovecentoquarantaquattro, non tenendo conto della tragedia della guerra, come detto voluta dai pastori che hanno governato per poi continuare nello stesso ufficio un gregge difficilmente, per dirla in modernità, upgradabile.

Guglielmo Marconi

In quel secondo appuntamento con una giornata dichiaratamente partigiana, da qui si è festeggiato il compleanno dell’inventore della radio, quel Guglielmo Marconi che da vivo è stato maltrattato all’inverosimile da un’italietta che già si dimostrava tale nell’ultimo periodo d’esistenza del diciannovesimo ed ai primi vagiti del ‘secolo lungo e breve’.

A seguire, tolta qualche coincidenza con rubriche d’ogni sorta, il tema ‘liberazione’ è stato volutamente ignorato anche perché dopo tutto, chi gestisce questo business non vuol capire che i tempi sono maturi per consegnare il discorso alla storia e provare a considerare proponibile una riconciliazione che smussando le spigolature, riesca una buona volta a ricomporre il tessuto alla base di una vera convivenza nazionale, eliminando sul nascere quelle imbecillità provenienti da ogni origine che ancora viene definita ‘politica’, che mascherate da intransigenze, resistono fra gente che tutto ha voluto e tutto desidererebbe, tranne che guerreggiare, ormai non si capisce nemmeno più per qual guadagno.

La Liberazione? Avrebbe Così Davvero Un Senso.