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Piccole Opere A Rischio Fuorigioco Per I Comuni Con La Scadenza Del 15 Settembre

DI ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANI (anci) MOLISE

Ritardi ed effetto superbonus ostacolano l’avvio dei lavori necessario per i contributi. Non c’è solo il calendario dei bilanci, travagliato quest’anno da proroghe selettive e annunci di nuovi rinvii rimasti a mezz’aria, a complicare l’agenda 2021 dei Comuni. La prossima data già finita sotto osservazione è quella del 15 settembre: quando molti enti corrono il rischio di veder sfumare i contributi per le piccole opere riconosciuti dallo Stato con la norma sul «modello spagnolo». Il meccanismo è quello ormai oliato, fin qui con ampio successo, che riconosce agli enti locali un contributo variabile in base alla dimensione del Comune per gli investimenti in piccoli lavori.

Anche quest’anno sul piatto ci sono 500 milioni, che vengono distribuiti in due tranche: la prima metà viene riconosciuta, appunto, dopo aver verificato che l’esecuzione delle opere sia stata avviata entro il 15 settembre, come impone il comma 32 della legge di bilancio 2020 (legge 160/2019), mentre l’altro 50% viene erogato a saldo dopo l’invio al Viminale del certificato di collaudo o di regolare esecuzione, rilasciato dal direttore dei lavori.

Il sistema, si diceva, fin qui ha funzionato molto bene, ha registrato un tasso di adesione e di capacità di spesa quasi totalitario e ha avuto un ruolo non marginale nel rilancio della spesa in conto capitale nei Comuni. Quest’anno però si stanno moltiplicando dal territorio le segnalazioni di enti in affanno con il rispetto delle scadenze. Il fenomeno, che con intensità diverse si registra sia a Nord sia a Sud, può essere spiegato con vari fattori.

La gestione amministrativa ha inciampato nei mesi scorsi in più di un ostacolo, perché il tira e molla sui bilanci e sorprese come il rischio dissesto che improvvisamente ha minacciato più di 800 Comuni dopo la sentenza costituzionale sulla gestione del Fondo anticipazioni liquidità, non sono privi di conseguenze sull’operatività quotidiana degli enti locali. L’emergenza sanitaria e lo smart working diffuso non hanno aiutato. Secondo molte segnalazioni in arrivo dagli uffici dei Comuni, in questi mesi, c’è una variabile in più. Dopo un avvio decisamente più sonnacchioso del previsto, il superbonus edilizio del 110% sta accelerando e sta iniziando ad assorbire le attenzioni delle imprese, soprattutto dopo che il decreto semplificazioni e la nuova Cila ne hanno facilitato la vita. L’effetto collaterale, rimarcano però le amministrazioni locali, è che in molti casi gli enti faticano più del previsto a trovare imprese che si impegnino ad avviare i lavori pubblici finanziati dal bonus entro la metà di settembre.

Il problema è ovviamente congiunturale e la soluzione, a portata di mano, è una proroga per superare l’empasse senza rischiare di far perdere i contributi statali.