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Ma Quale Gheddafi! Sarkò Ha Dichiarato Guerra All’Italia

Di Riccardo D’Antonio

Premessa:

La vergognosa e reiterata ipocrisia dell’occidente mi ha spinto ad informarmi seriamente su ciò che è la reale situazione della Libia e il motivo di questo stato di delirio furente e (apparentemente) irragionevole , soprattutto della Francia (nella persona di Sarkozy), che sembrava come impazzita, smaniosa di fare la guerra.

Ebbene, quello che sta succedendo in Libia non ha nulla a che vedere con il Marocco, l’Egitto o la Tunisia. L’ intervento criminale e guerrafondaio di Francia, Inghilterra, Usa e (se vogliamo) Italia è impastato di ipocrisia e di falsità.
In particolare la Francia (ma gli altri non sono da meno) si finge ossequente ai principi di libertà e di giustizia sociale chiamando l’intervento “missione in difesa dei diritti umani”.
In realtà l’ingerenza, perché di questo si tratta, militare era in programma da tempo e non dopo le recenti sommosse radiocomandate.

I motivi sono assai diversi, ma il filo conduttore è sempre lo stesso: interessi economici!
Da una parte Gheddafi ha commesso il grosso errore di ficcare il naso negli affari sporchi anglostatunitensi mediante Finmeccanica, dall’altra il colonnello nel corso degli ultimi anni si è fatto alcuni potenti nemici tra cui Israele, Usa, Francia e Inghilterra.
E’ un film già visto e che forse vedremo ancora.
Non si può scardinare il sistema monetario internazionale senza pagarne conseguenze pesantissime.
Ultimo ma non per importanza, la Libia possiede allettanti e ricchi giacimenti (petrolio di ottima qualità, gas, acqua dolce e perfino uranio nel sahara libico).
Tutto questo, per gli squali e gli avvoltoi mascherati da banchieri internazionali, è grasso che cola.
Ricordiamo che i banchieri internazionali sono gli unici che guadagnano miliardi di dollari da guerre, carestie, disastri naturali e artificiali, attentati, terremoti.
A voi i fatti:

Ma quale Gheddafi! Sarkò ha dichiarato guerra all’Italia

Fonte: http://fbechis.blogspot.com/

Da tre anni il presidente francese Nicolas Sarkozy si occupava in prima persona e con il suo staff di due affari colossali che però non riuscivano mai ad andare in porto: la vendita alla Libia di una intera flotta aerea da combattimento confezionata da Dassault e un colossale investimento transalpino per costruire centrali nucleari a Tripoli e dintorni.
I due affari colossali erano stati concordati fra lo stesso Sarkozy e il colonnello Mohamar Gheddafi nel dicembre 2007 a Parigi, quando il leader libico piantò fra mille polemiche la sua tenda davanti all’Eliseo.
Bersagliato da critiche oltre che dagli intellettuali (in prima fila il filosofo Bernard Henry Levy), anche da esponenti del suo partito, Sarkozy si difese sostenendo che da Gheddafi aveva ottenuto oltre a un impegno diretto sul rispetto dei diritti civili in Libia, anche la firma su contratti preliminari da favola che avrebbero riversato sulle imprese francesi più di 10 miliardi di euro.
I contratti a dire il vero non li ha mai visti nessuno, ma è stato proprio il presidente francese a rivelarli all’indomani di quel faccia a faccia con il dittatore libico.
Una cosa però è certa: nonostante il pressing dell’Eliseo, quell’accordo con la Libia non ha dato nemmeno il più pallido dei risultati attesi.
Dassault ha ottenuto soltanto una mini-commessa per sistemare quattro vecchi Mirage venduti nel passato a Gheddafi. E ogni accordo preliminare con la Francia contenuto in quel pacchetto del 2007 è stato reso carta straccia da Gheddafi che di volta in volta ha sostituito le imprese francesi con quelle russe o quelle italiane, facendo schiumare di rabbia Sarkozy. Che ha una sola fortuna: oggi in Libia non sta bombardando né interessi né infrastrutture francesi.
Il primo obiettivo, la flotta aerea del colonnello libico è composta da 20 velivoli tutti di fabbricazione russa: Mig 21s, Mig 23s e Sukhoj 22s.
Due dei quattro vecchi Mirage francesi sono stati portati a Malta dai piloti che hanno disertato ben prima della risoluzione Onu.
Quasi tutti di fabbricazione russa i 40 elicotteri da guerra posseduti dal colonnello, compresi i Mi-18 identici a quelli che Vladimir Putin ha venduto alla Nato per la missione in Afghanistan.
Solo quattro sono invece americani: vecchi Chinooks rimessi in sesto in Italia da aziende del gruppo Finmeccanica.
Per lunghi mesi il presidente francese le ha provate davvero tutte per sigillare gli accordi con Gheddafi.
Ha formato perfino una sorta di cabina di regia all’Eliseo per sostenere in ogni modo le mega commesse militari di Dassault.
Ha provato a coinvolgere nell’operazione gli Emirati Arabi Uniti, che si sono detti disposti sia ad addestrare piloti libici per quegli aerei ( i Rafales) che montavano su missili  Scalp Cruise (americani), sia a co-finanziare l’operazione libica rinnovando con Dassault la propria flotta.
Nel pressing su Gheddafi Sarkozy ha messo in campo nel novembre scorso il migliore amico francese del colonnello, Patrick Ollier, ex presidente del gruppo di amicizia franco-libico, divenuto in quei giorni ministro per i rapporti con il Parlamento.
Ollier, testa di ponte con il regime libico, è per altro il compagno convivente del ministro degli Esteri Michele Aliot Marie, costretta alle dimissioni a fine febbraio dopo che è stata scoperta una sua vacanza di Natale a spese del presidente tunisino Ben Alì.
Se si aggiunge lo stretto legame fra il premier francese Francois Fillon e Hosni Moubarak, si può ben capire quanta passione per i diritti civili nell’Africa Mediterranea possa avere mosso la Francia in questa spedizione punitiva contro Gheddafi.
Che le persecuzioni delle popolazioni civili contassero assai poco per Sarkozy è testimoniato dai lunghi report pubblicati su una agenzia che produce una newsletter riservata, “Maghreb Confidential”,  assai vicina all’Eliseo di cui riporta con frequenza commenti ufficiali o ufficiosi.
Da quelle note emerge la progressiva e crescente stizza del presidente francese per i patti economici con la Libia che restavano incagliati e spesso venivano soffiati dalla Russia di Putin e da due colossi italiani che sembrano avere fatto venire l’ulcera a Sarkozy: Eni e Finmeccanica.
Stizza perfino per il ruolo ricoperto dall’ex cancelliere tedesco Gerard Schroeder a inizio 2010 come advisor a fianco di Deutche Bank in grado di soffiare ai francesi una importante commessa per costruire la metropolitana di Tripoli.
Così già a fine novembre scorso Sarkozy aveva iniziato la sua contro-offensiva verso Gheddafi, trovando la leva per sollevare molti segreti del regime libico.
In quei giorni è arrivato a Parigi con tutta la sua famiglia uno degli uomini più vicini al colonnello, Nouri Mesmari, capo del protocollo di Gheddafi.
Ufficialmente era in Francia per affrontare una delicata operazione. Ma si trattava solo di una scusa.
Lo ha capito subito il colonnello, che ha firmato di suo pugno un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti.
Mesmari è stato fermato formalmente dalla polizia francese e ai primi di dicembre ha fatto domanda a Sarkozy di asilo politico per sé e la sua famiglia.
Da quel momento è diventato il più prezioso collaboratore della Francia, svelando tutti i segreti militari ed economici della Libia. E offrendo a Parigi le chiavi del paese.
A patto naturalmente di sgombrare la Libia dalla presenza di Gheddafi e della sua corte.

Gheddafi e l’oro

Fonte:
http://www.disinformazione.it/gheddafi.htm

Dopo che la Cina ha annunciato il conio dello Yen d’oro si sono alzate strane voci sul sistema aureo del Medio Oriente.
Non a caso il principale iniziatore e fautore del pagamento senza dollari né euro è stato proprio   Gheddafi, il quale ha fatto appello al mondo arabo per adottare una valuta unica: il dinaro d’oro!
Il colonnello libico ha anche proposto di creare uno Stato Africano Unito che conti 200 milioni di persone!
Questo ovviamente non s’ha da fare e infatti secondo il sionista Sarkò: “i libici hanno attaccato la sicurezza finanziaria del genere umano”!
Gheddafi in pratica ha deciso di ripetere i tentativi del generale francese De Gaulle, di abbandonare l’uso della carta igienica americana, chiamata dollaro, e tornare all’oro.
Verso la metà degli anni 60 infatti il generale De Gaulle con l’aiuto di un influente monetarista francese, Jacques Rueff, denunciò la pericolosa egemonia del dollaro, proponendo per questo il ritorno all’oro come mezzo di regolazione delle transizioni internazionali (abbandonò anche la NATO).
Molto probabilmente Gheddafi stava attaccando il principale potere della moderna democrazia sionista: il sistema bancario internazionale!

Gheddafi e l’oro nero

Secondo le ultime ricerche, la Libia risulta avere un capitale incalcolabile di greggio e gas.
Non solo, il petrolio che possiede è di ottima qualità perché raffinarlo costa pochissimo, cosa questa rarissima in natura.
Stiamo parlando di circa 44 miliardi di barili.
Inoltre la Libia, a differenza degli altri paesi africani non è indebitata con la Banca Mondiale o con il Fondo Monetario Internazionale, quindi Gheddafi può dettare le condizioni e non subirle.
Il petrolio della Libia finirà nelle mani dell’inglese British Petroleum (che dopo il disastro ambientale non naviga in buone acque), della francese Total e dell’americana Chevron.
L’italiana ENI è fuori! L’Eni infatti perde le concessioni a favore della BP, Chevron e Total.

Gheddafi e l’oro blu

La Libia, oltre all’oro nero e al gas è ricchissima di acqua, l’oro blu.
Sotto i piedi di Gheddafi, sembra esservi un mare grande quanto la Germania, una riserva blu grande almeno 35.000 chilometri cubi.

Gheddafi & Unicredit

La Central Bank of Libya, ha in portafoglio il 4,99% delle azioni dell’Unicredit e insieme alla Libyan Investment Authority – che detiene il 2,59% di Finmeccanica di cui è il secondo azionista – ha raggiunto il 7,58% del capitale di Unicredit.
Per tanto oggi, la Libia è il primo azionista di Unicredit!

Gheddafi & Finmeccanica

Non tutti sono al corrente che Finmeccanica è una delle principali aziende mondiali che si aggiudica ogni anno miliardi in commesse con i vari governi occidentali.
Nel 2007 il Pentagono, sede della Difesa statunitense, ha commissionato a Finmeccanica la fornitura del valore di 6 miliardi di dollari per la costruzione di 145 velivoli per l’esercito e l’aeronautica.
Nel quinquennio 2011-2016 sempre Finmeccanica si è aggiudicata un contratto del valore di circa 570 milioni di sterline con il Ministero della Difesa Britannico.
Dal 2008, dopo l’acquisizione dell’americana Drs, Finmeccanica è uno dei principali fornitori del Pentagono e dal 2009 Gheddafi è entrato nel gioco acquistando le azioni di Finmeccanica.
Gli Stati Uniti d’America sono molto preoccupati per questa pesantissima ingerenza libica nei loro sporchi affari economici e guerrafondai!

Postilla

Svegliamoci, gente!

Sembriamo come sedati in una perenne indifferenza. E’ importante non farsi confondere le idee dalla propaganda vergognosa del Regime mediatico.
Ricordatevi che tutte le notizie sono meticolosamente filtrate e costruite ad hoc.

Termino con una frase, già citata altre volte ma che è sempre di più attuale e purtroppo vera, di Richard Salant, ex presidente della “CBS News”, quindi non un giornalista qualunque, il quale ebbe a dire:
“Il nostro lavoro non consiste nel dare alla gente quello che vuole, ma nel decidere cosa deve volere”.