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Piccolo Ricordo Di Un Grande Uomo

Di Mario Ricca
(Audio), Dai Dischi Di Vittorio Venditti
(Foto), Presa Da Internet Da Stefano Venditti
(Premessa), Di Vittorio Venditti

Sono Già Passati Vent’Anni!

Pubblichiamo a distanza di cinque anni lo stesso scritto che già ci emozionò allora, pensando che il grande Faber, dall’alto del suo Paradiso, guardi benevolmente i suoi estimatori, volendo loro bene. Segue l’articolo.

Fabrizio De André

Ancora e con la stessa emozione, rivivo la telefonata di un mio amico dal Salento che la sera dell’undici gennaio del millenovecentonovantanove, intorno alle sette di sera turba un inizio d’anno denso di soddisfazioni per il sottoscritto, soprattutto sotto l’aspetto economico. “Hai saputo?” Così cominciò la telefonata senza nemmeno i saluti di rito. “Cosa?” Gli risposi pensando all’ennesimo scherzo… Invece questa volta la cosa purtroppo era seria. “De André ci ha lasciati”.

Per qualche frazione di secondo ho pensato o sperato che scherzasse, ma poi ho realizzato che su certe cose non si scherza! Non avendo avuto notizie della malattia di Fabrizio, la cosa mi ha lasciato sorpreso e sconvolto, (all’epoca riuscivo ancora a provare certe sensazioni), dopo di che, l’ho ringraziato per l’informazione e mi sono congedato da lui dicendogli che ci saremmo sentiti a mente fredda perché in quel frangente preferivo rimanere solo con i ricordi legati al cantautore Genovese. Nonostante le sue tematiche fossero lontane dal mio modo di pensare, riuscendo a scindere poesia e prosa, ho sempre ascoltato con piacere e riflessivo interesse De André e la sera della sua morte in religioso silenzio, ho ricordato come dicevo sensazioni legate non solo ai suoi testi, ma anche a quelle attese spasmodiche di quando aspettavo che a Campobasso arrivassero i suoi nuovi capolavori ovviamente sempre con qualche ora di ritardo essendo la nostra giustamente una realtà ritenuta minore.

Tanto si è scritto, troppo si è detto e su di lui, (giustamente dal mio punto di vista liberista), tanto si è speculato in questi anni quindi qualsiasi cosa io aggiunga rischierei di essere ripetitivo. Mi piace però ricordarlo con la canzone che più di tutte ha contribuito a chiarirmi le idee, il brano di Fabrizio al quale sono emotivamente più legato, del quale sono assai riconoscente perché questo testo, mi ha aperto gli occhi, facendomi disprezzare con cognizione di causa Santa Romana chiesa patrona dell’ipocrisia. Grazie Faber!

Un Blasfemo