Molise: Editoria Al Collasso E La Regione Se Ne Frega
23 Settembre 2019
Vertici. In Europa O Nel Mondo: La Comune Fregatura
24 Settembre 2019
Mostra tutto

VIVA DJ FABO!!!

Di Vittorio Venditti
(Foto), Prese Da Internet Da Salvatore Di Maria E Stefano Venditti

Io Sto Con Marco Cappato

Logo Giustizia

N.B.: Quest’articolo è un po’ ‘forte’, per cui invito chi è troppo sensibile a non leggerlo.

Oggi è il ventiquattro settembre e vengono a galla i ‘problemi’, (per non usare francesismi). Già si dice, nemmeno tanto sottobanco, che “si spera che la Consulta non decida”, per lasciare nel pieno dell’italica ipocrisia qualcosa che da altre parti è stata già regolamentata, sia pur non sufficientemente, come può essere un tema così fondamentale quale il suicidio assistito.

Della questione DJ Fabo ne ho parlato l’ultima volta lo scorso dodici novembre duemiladiciassette, a compendio di tre puntate che rimandavano proprio a quanto accadrà fra poche ore presso la Consulta che dovrà decidere sulla costituzionalità dell’art. 580 del codice penale – Istigazione o aiuto al suicidio – e che hanno avuto come sfondo il comportamento di Santa romana Chiesa, ‘proprietaria’ del parlamento italiano.

Marco Pannella

In Italia, stiamo patendo questo tira e molla dal millenovecentottantaquattro, quando in parlamento c’è stata la prima alzata di testa, ovviamente e soltanto dal Partito Radicale. L’armata di parlamentari che ha prestato il giuramento oltre Tevere, ha imposto il non agire, ma grazie a gente come i componenti l’Associazione Luca Coscioni, a prezzo di durissimi sacrifici, nonché dell’ostracismo più rivoltante della classe politica rigonfia d’ipocrisia, si è arrivati almeno alla Legge sul Testamento Biologico, una testa di ponte che sebbene parta dal testamento biologico per l’appunto e non tratti direttamente di suicidio assistito o di eutanasia, finalmente permette un minimo di respiro a chi la pensa in maniera difforme dalla massa anche in merito alla vita ed a come va gestita.

Una ‘curiosità’ a proposito dell’attuazione della Legge appena richiamata: Le proprie Disposizioni anticipate di trattamento possono essere redatte in vari modi: scritte a mano, al computer o registrate. Devono poi essere firmate davanti a un notaio o a un pubblico ufficiale, e inserite nel fascicolo medico elettronico della Regione di appartenenza. Ve l’immaginate voi di dover aggiornare una cosa del genere in Molise?

Tornando specificatamente al suicidio, assistito o meno, si può pensare a questo per disperazione o per calcolo, ma la cosa non può ne deve necessariamente venir gestita dallo Stato o da altri enti, ai quali magari chi sta riflettendo su questa condizione, non crede o solo non vuole affidarsi. Quando si medita il suicidio, lo si fa e basta, (questa è almeno l’esperienza vissuta da chi scrive almeno in due occasioni), senza pensare alle Leggi vigenti in materia. Chi arriva a calcolare una soluzione così esiziale, lo fa anche per protestare contro le situazioni imposte dalla vita, come estrema forma d’intelligenza applicata a sé stesso, contro certe libertà d’altri, sconfinanti nell’ambito della libertà personale dell’aspirante suicida.

“Non c’è la malattia, ma una condizione umana”; “La Legge non elastica, rischia d’ingabbiare l’uomo”. Queste due frasi provengono da chi l’uomo è abituato ad ingabbiarlo per l’essenza stessa dell’esistenza delle religioni. A noi, comuni, ma liberi mortali, non interessa più nemmeno arrivare a riflettere fino a questo punto perché il tempo delle riflessioni, quando si giunge alla condizione di pensare di essere arrivati al capolinea, ci permette solo di prepararci a scendere e proseguire verso l’ignoto, facendolo in piena libertà e soprattutto senza dover rendere conto a nessuno, magari a gente che ferma noi, per poi fare i propri comodi, in barba ad altre Leggi, da costoro bypassabili per supposto Diritto Divino. Lo stato può toglierci ogni cosa, magari anche la vita, ma se noi decidiamo a proposito di quest’ultima di agire deliberatamente per privarcene, difficilmente chi si erge a padrone sul prossimo può impedire tal epilogo.

Quanto poi a chi aiuta in certe scelte, io credo che certa assistenza non venga proposta/imposta a cuor leggero e questa condizione dovrebbe far pensare al silenzio ed al rispetto per le altrui azioni, silenzio e rispetto che dovrebbero venir osservati da moralisti e quanti vivono nella bambagia del moralismo, atteso che costoro non sappiano, (per loro fortuna), perché si arrivi alla soluzione in tema.

Io sto con Cappato perché il Nostro di certo non è un assassino, ma anzi, è una persona che è stata capace di prendersi cura di un altro essere umano non più in grado di badare a sé stesso, estremo e supremo gesto d’amore che ha permesso di accompagnare chi è stato assistito a raggiungere il risultato desiderato e quindi permettendo che lo stesso arrivasse finalmente ad avere pace.

Grazie Marco, Che Dio Sia Con Te!