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SCUSA ENZO

Di Vittorio Venditti
(Foto), Fu Salvatore Di Maria E Presa Da Internet Dallo Stesso Quando Fu In Vita

Ora Ti Capisco

Scusa Enzo se scrivo un giorno dopo il quarantesimo anno del tuo infame arresto, ma avrai visto, tu che hai tenuto in conto tanti casi, il fatto che ieri per questa valle di lacrime è stato un altro momento di coincidenza nefasta.

Enzo Tortora, Da Salvatore Di Maria, del 15 maggio 2018

Questa foto è stata presa da chi allora era mio amico e ‘complice’, proprio due giorni prima che in un certo qual modo mi venisse ‘offerta’ la stessa violenza espressa contro di te, dai medesimi carnefici, ma con un risvolto che se tu non avresti mai immaginato, io avevo previsto fin dal momento nel quale, dopo aver seguito costernato quei brutti atti teatrali e rivoltanti avvenuti il diciassette giugno del millenovecentottantatré, mi sono impegnato a continuare a monitorarli e soprattutto a comprenderne l’essenza, fino al punto di farmi portare in tribunale, ben sapendo che avrei ricevute due condanne sicure per la corruttela che regna sovrana in quei luoghi frequentati anche da gente onesta e laboriosa, ma il più delle volte da loschi figuri che unitamente a complici che presentano i propri studi legali vantando come unica peculiarità il proprio codice IBAN, campando sulle spalle dei contribuenti, non sazi, si prostituiscono a chi offre di più, fregandosene della ragione stessa di ciò che dovrebbe essere per loro un lavoro, per noi una garanzia, per tutti l’abiezione più becera di un potere autoritario e per niente autorevole, in grado di sovvertire l’ordine costituito, in maniera davvero più efficace di ciò che questi farabutti dicono di combattere in favore del bene comune, magari lamentandosi quando i loro compari, per ragioni di ‘facciata’, mostrano di redarguire tali comportamenti, fumo negli occhi per chi ancora ritiene credibili simili forme d’offesa all’umana intelligenza, ho detto intelligenza, non intellighenzia.

Tribunale, Aula Di Udienza N.1, del 20 giugno 2017

Caro Enzo, collega un po’ più sfortunato di me, tu sei stato ammanettato e mostrato in pubblico in questo stato da questo ‘stato’, (quest’ultimo termine volutamente in minuscolo); io sono ammanettato da una vita e lo sarò per sempre, per fortuna senza dover ringraziare nessuno per un eventuale sollievo da un ergastolo ostativo che solo chi ci ha creati potrà togliermi possibilmente richiamandomi a sé dove troverei chi mi attende, ammesso che Lui lo voglia, posto che serva. Tu hai patita una condanna ed hai combattuto perché questa ti fosse revocata, dovendo però tenere in te la mancanza di rivincita contro chi sulla tua pelle ha fatta carriera. Dal canto mio, me la sono cercata, accontentandomi di poco perché avrei potuto operare in maniera davvero più eclatante, uccidendo fisicamente due procuratori della repubblica ed un presidente di corte d’appello, (quest’ultimo ha avuto almeno il buon gusto di andare ad esercitare fuori di Campobasso), non agendo in tal senso perché ho già vinto, considerato quanto sopra premesso e dato che la scelta portata avanti è nata dalla ragione stessa per la quale è necessario lasciar vivere (ed essere garante del fatto che ciò continui ad accadere fino a diversa volontà divina) chi è in peccato: fatto stesso che la certezza della pena, in questi casi soprattutto, risulti inequivocabilmente essere quella di poter saper in vita i peccatori e prima o poi nuovamente incontrarli per operare come facesti tu qualche anno dopo la tua liberazione, mandando a quel paese in diretta nazionale su Radio Radicale proprio quel carrierista, (giunto senza vergogna ad indossare i panni di giudice della corte di cassazione), squallido personaggio che ti aveva condannato in assise, se così si può definire quella bisca nella quale bastardi d’ogni risma hanno giocato su e con la tua vita.

Caro enzo, tu sai, ma io a tempo debito divulgherò le registrazioni che ho pazientemente acquisite durante quei giorni di spettacolo (opportunisticamente già consegnate in mani sicure perché non si sa mai), reportage seriamente scandalosi per tutta una serie di episodi collaterali a quello principale di ogni giorno vissuto tra quelle lerce mura, resoconti che riportano fedelmente e di prima mano ciò che coloro che si dicono ‘intoccabili’ hanno definiti ‘processo contro l’imputato Vittorio Venditti, reo di aver costretti i soggetti in questione a certificare con sentenze passate in giudicato affermazioni, (nemmeno tutte mie), sentenze/scartoffie oggi utili e da ritorcere contro chi ha pensato di rubarmi un po’ di soldi già finiti tra ‘partecipazioni programmate ed inevitabili’ e non ha avuta l’accortezza di considerare che quelle sentenze, sacre per la nomenclatura che gestisce le bische che anche in Italia si chiamano tribunali, proprio per la loro sacralità, sono diventate fonte di consiglio per chi ne chiede in riferimento a chi ha intentati quei processi, con somma soddisfazione per me che ne consegno copie a richiesta, sapendo che servono a dissuadere chi desidera quelle carte nel considerare di avvicinarsi a soggetti che per ben che vada non servono a niente, ovvero potrebbero diventare parassiti e succhiare linfa a chi per ora ne scansa le adulazioni.

Ciao Enzo, Grazie D’Esistere. Perché Tu Sei Ancora Vivo!