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Finanziamento Pubblico Ai Partiti: Come La Fenice

Di Vittorio Venditti

Che Facce Di Bronzo!

Oggi, visto che siamo vicini all’apertura dell’ennesima campagna elettorale, (che ha tutto di elettorale ma nulla, veramente nulla di Campagna), da “Voce fuori dal coro”, voglio tornare un pò indietro ed occuparmi di una proposta di legge, presentata da alcuni volenterosi deputati del PD lo scorso venticinque ottobre, avente per oggetto il finanziamento pubblico ai partiti.

Tu mi dirai: “ma il finanziamento pubblico ai partiti, non era stato eliminato da un referendum, tenuto immediatamente dopo il periodo di mani pulite”?
Io Ti rispondo: “ma perché, Ti risulta che i politici, italiani e non, di oggi come di ieri o di domani, rispettano le leggi”?

A parte quanto appena detto, cosa purtroppo ovvia, andiamo ad analizzare la scusa proposta da questi “santi uomini” per giustificare l’ennesima succhiata di sangue fatta a noi poveri stupidi e ancora non si sa quanto Pazienti.

Come puoi leggere accedendo ad http://parlamento.openpolis.it/atto/documento/id/58055, si richiede quanto in oggetto, “in attuazione dell’art. 49 della costituzione della repubblica italiana.

Va detto innanzitutto, che se pur il referendum dettava la fine del finanziamento pubblico ai partiti, questo è ancora in vigore; è stato infatti sufficiente cambiarne la denominazione, e suddividerlo in varie branche per compiere la manovra gattopardesca del cambiare tutto per non cambiare niente.
Al di là di ciò, puoi vedere quanto di falso e tendenzioso si può leggere in questo decreto, visto che l’articolo quarantanove della nostra Costituzione, se pure parla del diritto di costituire partiti e movimenti culturali, non parla, ne accenna, al modo di finanziare gli stessi, provocando quindi, nel decreto legge in questione, una palese e più che interessata forzatura.

Detto tutto ciò, e visto che ci troviamo ancora a bocce ferme, propongo un’altra piccola grande regola da aggiungere al gioco:

Visto che i nostri politici fanno a gara per assicurarsi il posto alla “Mangiatoia”, e che dopo averlo ottenuto, nella maggior parte dei casi, cominciano a combattere per arrivare al rodeo successivo, che a sua volta assegnerà nuovamente le poltrone, sarà il caso di cominciare a pensare al diritto di voto, non più come tale, ma come fonte di lavoro, lavoro precario ma pur sempre lavoro.

La proposta è come segue:

All’atto d’inizio della campagna elettorale, proporre ai politici un tariffario che costoro dovranno rispettare per poter acquisire il nostro prezioso “lasciapassare” per il loro avvicinamento alla tanto agognata “Mangiatoia”.

In questo modo verrebbero risolti una serie di problemi, etici e pratici: vediamoli in breve.

1°: Finirebbe la proposta di false promesse, avendo già ricevuto quanto pattuito con il politico votato;
2°: Non sarebbe più necessario litigare eternamente con il prossimo, per fatti che ci riguardano fino ad un certo punto, assunto che le leggi, una volta fatte, vanno interpretate, ovviamente a favore di chi è più capace;
3°: se pur precaria, (ma neanche tanto), ognuno di noi sarebbe in grado, senza grandi sforzi, di costituirsi una fonte di reddito sicura.

Dobbiamo provare ad attuare questo Progetto?