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21 Dicembre 2017
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Democratica

Della Redazione Di Democratica

n. 96 giovedì 21 dicembre 2017
“L’inverno è il periodo dell’anno che favorisce maggiormente l’immaginazione. È una stagione psicologica, oltre che temporale” (Sting)
Testa atesta
Sondaggio Swg Il M5s riduce i consensi, Pd a meno di un punto percentuale.
Renzi: “Abbiamo la squadra più affidabile”
PAGINA 2
ILVA
La difficile impresa. Rischio chiusura se non salta il ricorso
Dopo la rottura fra Governo e Regione a causa della scelta del Governatore pugliese, la viceministra Bellanova ammonisce: “Se si blocca tutto a pagare
saranno lavoratori e cittadini”
A PAGINA 3-4
L’EDITORIALE


Catalogna, l’ora della verità
Stefano Ceccanti
OOggi i catalani daranno il loro verdetto col voto in elezioni regolari. Come sempre quando si aprono le urne sono possibili sorprese e forse in questo caso più di altri, vista la sequenza di eventi degli ultimi mesi. Con questa cautela si possono però fare alcune ipotesi sulla base della storia elettorale della Catalogna e dell’osservazione degli avvenimenti da parte degli studiosi che hanno seguito la campagna. Il primo elemento da monitorare sarà la partecipazione al voto. Di quanto salirà rispetto al livello già molto alto del 74,9% del 2015? E’ tale la tensione che si respira, pari a quella di elezioni politiche generali, che ci può aspettare persino l’80%, secondo gli studiosi. Questa mobilitazione aggiuntiva, in linea di massima, dovrebbe favorire gli anti secessionisti perché voterebbero persone di famiglie non catalane di nascita, spesso disinteressate alle regionali. L’esito potrebbe quindi dipendere più dalla rimobilitazione di astenuti che non da spostamenti di voto tra l’uno e l’altro partito. In partenza sembra quindi da escludere lo scenario del tutto inedito sin qui di una maggioranza assoluta in voti del fronte secessionista. Quelli più probabili restano o la conferma degli equilibri uscenti (secessionisti con una sola maggioranza relativa in voti e una maggioranza assoluta solo in seggi) o addirittura un ridimensionamento dei secessionisti che potrebbero perdere anche la maggioranza dei seggi. Questo divario tra voti e seggi è dovuto al fatto che la provincia di Barcellona che è quella meno favorevole ai secessionisti è sottorappresentata in seggi rispetto agli elettori. SEGUE A PAGINA 6
POLONIA
Perché l’Europa accusa Varsavia
A PAGINA 7
Il partito
È testa a testa Pd-M5s
Il Partito Democratico a meno di un punto percentuale dal Movimento di Grillo
Renzi: il Pd ha la squadra più forte
L’intervista di oggi a Tgcom24
Economia e lavoro
Salviamo l’Ilva
Lavoro e ambiente si possono conciliare
Silvia Gernini CONDIVIDI SU
SSu Sulla vicenda Ilva “nessuno può assumersi la responsabilità di girarsi dall’altra parte”. Durante la registrazione di Terrazza Pd, che andrà in onda oggi alle 18 dalla pagina Fa-cebook del Partito Democratico, la viceministra dello Sviluppo economico Teresa Bellanova ha lanciato un monito affinché a Taranto si arrivi alla migliore soluzione sia dal punto di vista del piano industriale che ambientale.
Dopo la giornata di ieri, con il brusco botta e risposta tra il ministro Carlo Calenda e il governatore del-
fase in cui si possono fare gli interventi” ma se il decreto – che prevede metodi e tempi degli interventi e degli investimenti su Taranto – verrà bloccato dal Tar non ci saranno investimenti: “C’è un rischio Bagnoli una realtà che non dà lavoro ma che distribuisce inquinamento”.
Due le questioni centrali del decreto del governo che prevede 5 miliardi e 400 milioni di investimento per far ripartire l’Ilva. Da una parte ci sono i lavori sui parchi minerari che corrispondono per dimensioni a 28 campi di calcio: “Abbiamo chiesto a Mittal – ha spiegato Bellanova

di far anticipare i lavori sui parchi minerari con una copertura economica che Arcelor Mittal restituirà
quando entrerà in possesso degli impianti Ilva”. Con questi lavori –

Cosa può succedere il 9 gennaio?
ESAME DEL TAR
su sospensiva e ricorsocontro il decreto governativopresentati da Regione Pugliae Comune di Taranto
ACCETTAZIONE SOSPENSIVA RINVIO A GIUDIZIO NEL MERITO (sentenza tra 2-3 anni) scadono i termini Aia chiusura dell’impianto Ilva chiusura dell’impianto Ilva sospensioneinvestimenti di AmInvestco prosecuzionedegli investimenti2,2 miliardidi AmInvesto se lo Stato garantisceSe il ricorso che AmInvesto, in caso di ricorso accolto,l’investitore sarà indennizzata dei soldi spesitutti i soldi investiti di euro fosse accolto perderebbeFonte: ministro Sviluppo economico
la Puglia Michele che dureranno al-Emiliano e la con-
Teresa Bellanova a TerrazzaPd: “Nessuno può girarsi dall’altra parte”
meno 24 mesi – si seguente interru-
impedirà la diffuzione del tavolo
sione delle polve-al Mise, ora la vi
ri dell’acciaieria ceministra punta
nell’aria, salva-a riprendere il
guardando così la confronto. Doma-
salute dei suoi abini è previsto, infat-tanti.
ti, un nuovo tavolo tra azienda e sindacati, con la mediazione del governo, che produrrà un calendario di incontri. Ma serve, ha chiarito Bellanova, la “leale collaborazione” tra tutte le istituzioni.
“A Emiliano dico: non andiamo avanti con le provocazioni, è il momento della responsabilità”, ha dichiarato la viceministra secondo la quale ora “è il momento di ridare la salute ai cittadini e salvaguardare i posti di lavoro”. La posizione di Emiliano “pur considerando positive le informazioni date dal governo le ritiene non soddisfacenti” e quindi Regione e Comune non intendono ritirare il ricorso al Tar. “Noi siamo arrivati finalmente alla
L’altro punto fon
damentale è quello dei
lavoratori. Al momento l’accordo prevede l’assorbimento di 10mila dipendenti anche se Bel-lanova è “impegnata sul confronto per aumentare il numero di lavoratori”, lavoratori che “manterranno le stesse condizioni economiche e di inquadramento”.
Il problema, secondo Bellano-va, è di “approccio e di superficialità. Dietro ai numeri ci sono delle persone. Bisogna assumersi delle responsabilità” perché “più si inasprisce il confronto su un provvedimento giudicato innovativo, più si rafforza la posizione dell’azienda e si indebolisce quella dei sindacati”.
LEGGI
SU DEMOCRATICA.COM
Economia e lavoro
Calenda: “Il ricorso è da ritirare. C’è un rischio di chiusura”
“I
o non lavoro con la spada di Damocle del ricorso. Oltre questo non sono capace ad andare”. È stato questo il commen­to del ministro dello Svi­luppo economico Car­lo Calenda al termine dell’incontro al Mise con il presidente della Regio­ne Puglia Michele Emi­liano e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. Incontro che si è interrotto per volontà dello stesso ministro, dopo aver avuto la conferma che il governatore pugliese e dal sindaco non ritire­ranno il ricorso al Tar sul piano ambientale dell’Ilva. Al no di Emiliano e Melucci, Calenda ha annunciato di “andare avanti con l’investitore, ma se la condizione è che lo Stato metta una garanzia contrattuale sull’operazione, allora non posso fare as­sumere allo Stato la responsabilità di 2,2 miliardi di euro per pagare il conto del ricorso”. Se permane la misura sospensiva presentata al Tar insieme al ricorso da Comune di Taranto e re­gione Puglia “e il 9 gennaio venisse accolta, inizia il processo di spegnimento dell’Ilva“, ha avvertito il ministro.
Melucci ed Emiliano:
“Fondamentale la decarbonizzazione”
I
l governatore pu­gliese Michele Emi­liano e il sindaco Rinaldo Melucci hanno impugnato il de­creto con il quale a fine settembre il governo ha modificato il piano am­bientale. “E’ illegittimo”, ha detto il governatore indicando la proroga prevista a prescrizioni già di fatto scadute. Una mossa che scontenta tutti, governo e sindacati. Con il risultato di lasciare il sito di Taranto appeso alla decisione del Tar. “Da quando rivolgersi a un giudice per chiedere la tutela della salute dei propri cittadini è un atto irresponsabile?” è il commento del Emiliano aggiungendo “Andremo avanti senza paura per chie­dere la decarbonizzazione dell’Ilva e tutelare la salute di lavo­ratori e cittadini e per evitare che e Taranto debba morire per lavorare”.
Le tappe della vicenda
26 luglio 2012 La Procura di Taranto impone il sequestro preventivo degli impianti Ilva. L’accusa mossa alla famiglia Riva è di disastro ambientale doloso.
Dicembre 2012: il governo emana un decreto legge che autorizza l’Ilva a commercializzare i
prodotti finiti e semilavorati che erano stati posti
sotto sequestro.
2012-2015 In tre anni la vicenda Ilva vede il varo di diverse leggi. Contro il primo decreto i giudici di Taranto hanno addirittura sollevato questioni di incostituzionalità, respinte poi dalla Consulta. Con il decreto sulla Terra dei fuochi approvato a febbraio 2014 si cerca di reperire le risorse necessarie all’adeguamento ambientale dell’azienda.
23 luglio 2015 Sul piano giudiziario, udienza dopo udienza, si è arrivati alla richiesta di 47 rinvii a giudizio.
5 giugno 2017 Dopo l’uscita di scena della famiglia Riva, l’Ilva viene messa in vendita e lo scorso giugno la cordata Arcelor-Marcegaglia si aggiudica la partita. Gli asset del Gruppo
vengono ufficialmente destinati alla Am Invesco: 85% Arcelor e 15% Marcegaglia.
Nei mesi successivi il ministero dello Sviluppo economico avvia un tavolo sul piano industriale presentato da ArcelorMittal
29 settembre 2017 Viene pubblicato il nuovo
Piano Ambientale sulla Gazzetta Ufficiale, un testo che modifica il precedente (datato 14 marzo
2014), sul quale però il presidente della Regione Michele Emiliano presenta un ricorso al Tar.
31 ottobre La trattativa portata avanti dal
governo ottiene dei risultati concreti:
l’azienda conferma i livelli salariali attuali, 10mila assunzioni e un
investimento di 1,15 miliardi per il
Piano ambientale. Ma la Regione ancora non ritira il suo ricorso al Tar.
20 dicembre 2017 Arriva l’avvertimento del ministro dello Sviluppo Economico
Carlo Calenda: se la Regione
Puglia non ritira il ricorso contro il Piano ambientale l’Ilva di Taranto chiuderà il 9 gennaio.
Economia e lavoro Con un investimento complessivo di 10 milioni di euro e poco meno di un anno di lavoro, ieri è stato inaugurato un nuovo stabilimento da 2000 metri quadrati per la produzione di calzature a marchio Tod’s ad Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Una delle aree devastate dal sisma del 24 agosto 2016. Il nuovo stabilimento darà lavoro ad al-meno 100 persone. Sono giovani del posto ma anche dei centri vicini dell’area monta-na, che possono così avere un futuro e una speranza di vita nel loro luogo di origine, senza essere costretti ad andarsene All’inaugurazione era presente il presi-dente del Consiglio, Paolo Gentiloni: il pre-mier è entrato nella struttura per visitare lo stabilimento e salutare gli operai presenti ed è stato accolto da un lungo applauso. “Ci saranno scarpe ‘Tod’s’ con il marchio ‘Arquata’. Ringrazio la famiglia Della Valle. Grazie a questa azienda marchigiana osti-natamente legata al territorio,” ha spiega-to Gentiloni, inaugurando ad Arquata del Tronto il nuovo stabilimento Tod’s sorto proprio nell’area del Terremoto. “Abbiamo mantenuto la promessa e in 11 mesi questo stabilimento è nato. Agli amici imprenditori dico di prendere il sito di Arquata come esempio. Possiamo im-pegnarci nel sociale senza fare politica e costruire altri 10-15 aziende nei territori ter-remotati per dare lavoro, ridare speranza e futuro alla gente“: lo ha dichiarato Diego Della Valle, durante la cerimonia di inaugu-razione. “Generalmente si fa polemica su chi, fra privato e pubblico, fa cosa. E’ Na-tale e dico semplicemente che insieme si può fare molto nell’interesse di tutti”. Ad Arquata la rinascita post terremoto Democratica CONDIVIDI SU LEGGI SU DEMOCRATICA.COM
Mondo
Catalogna. Il momento della verità
Attesi un ridimensionamento dei secessionisti e una crescita di Ciudadanos
e socialisti grazie alla partecipazione
Stefano Ceccanti CONDIVIDI SU
Segue dalla prima
PPersino nelle due occasioni in cui a governare in coalizione furono i socialisti, con Mara-gall e Montilla, pur essendo essi i più votati, in seggi aveva
prevalso di poco Convergencia
y Uniò, allora autonomista ed oggi seces
sionista, grazie alla sovrarappresentazio-
ne delle altre province.
Anche la ripetizione dello scenario
precedente rivelerebbe comunque che
la maggioranza dei catalani votanti è an
ti-secessionista con una smentita radicale
della retorica prevalente in questi mesi.
Se perdessero anche la maggioranza dei
seggi sarebbe una vera e propria debacle,
la maggioranza silenziosa si sarebbe pre
sa una colossale rivincita sulla narrazione
della coalizione uscente.
Se questo fosse il quadro, quali dei tre
partiti anti-secessionisti potrebbe essere
favorito?
Non il Pp perché nettamente situato a de
stra e perché è al Governo a Madrid, cosa
che suscita un inevitabile distacco da parte
della popolazione catalana, anche quella
anti-secessionista. Dovrebbero invece av
vantaggiarsene Ciudadanos perché par
tito centrista più fresco e con una leader
molto efficace nella passata legislatura ed
Sulle coalizioni future regnerà per settimane l’incertezza
anche i socialisti che con Miquel Iceta hanno aperto in modo del tutto inusuale le liste con un accordo elettorale sia verso il centro (candidando i democristiani di Uniò, allontanatisi dalla nuova linea di Convergencia) sia verso sinistra, con alcuni provenienti da Podemos e dal mondo ex comunista. In termini di voti forse dovrebbe avvantaggiarsene più Ciudadanos, che però ha una posizione più
drastica e polarizzata sulla questione cen-tro-periferia, mentre i socialisti, che sono tradizionalmente federalisti, potrebbero rivelarsi poi baricentrici nel difficile momento di costruzione di alleanze post-elettorali.
Sull’opposto versante, quello secessionista, la gara interna dovrebbe stavolta vedere vincente coloro che sono storicamente più coerenti su questa posizione, ossia Esquerra, mentre il Pdecat di Puigdemont che col nome di Convergencia y Uniò è sempre stato il partito con più seggi stavolta dovrebbe soccombere. Resta poi l’estrema sinistra della Cup che però è sto
ricamente minoritaria.
In mezzo con posizio
ni poco comprensibili
e cerchiobottiste Pode
mos, che dovrebbe per
dere alcuni voti (molti di
più ne ha persi nel resto
della Spagna a causa di que
sta ambiguità), anche se la sua
collocazione baricentrica, esterna
ai due fronti potrebbe pesare in modo significativo in seguito sulle alleanze post-elettorali.
Sulle coalizioni future regnerà per settimane, con tutta probabilità, l’incertezza più assoluta, ma almeno domani sera svanirà quella sui voti.
LEGGI
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Mondo
LE TAPPE DELLA CRISI
Si vota dalle 9 alle 20 5.554.394 Gli aventi diritto 136.444 Gli elettori che votano per la prima volta 38 Le liste presentate 18 I candidati indipendentisti alle elezioni incriminati per “ribellione” e “sedizione” I numeri delle elezioni in Catalogna
9 giugno
Carles Puigdemont, presidente della Generalitat de Catalunya dal o gennaio 2016, annuncia un referendum indipendentista per il primo ottobre.
6 settembre
Il parlamento catalano approva la “Legge del referendum di autodeterminazione vincolante sull’indipendenza
della Catalogna”, che
predispone i passi successivi in caso di vittoria del sì alla consultazione. I partiti anti indipendentisti abbandonano l’aula per protesta. Puigdemont
firma la convocazione del referendum, che viene
sospeso il giorno successivo dalla Corte costituzionale spagnola.
20 settembre
La Guardia Civil spagnola arresta 14 alti funzionari del governo catalano impegnati nell’organizzazione del referendum e sequestra quasi dieci milioni di
schede elettorali. Gli
indipendentisti protestano in piazza a Barcellona e
Puigdemont dichiara di
voler procedere comunque con il referendum.
29 settembre
Gruppi di genitori catalani, studenti e attivisti dipendentisti occupano le scuole dove verranno allestiti i seggi per garantire
che il primo ottobre
rimarranno aperte per il voto nonostante il divieto imposto dall’ordine dei giudici.
1 ottobre
Si svolge il referendum sull’indipendenza con forti tensioni tra governo centrale e il governo regionale catalano. Vota il 43% degli aventi diritto, il 92% vuole l’indipendenza. Il governo
centrale spagnolo ha negato ogni
validità alla consultazione.
10 ottobre
La maggioranza indipendentista del Parlamento catalano sottoscrive un testo, esclusivamente politico e senza
applicazione effettiva, che dichiara la costituzione della
Repubblica catalana come Stato indipendente e sovrano.
17 ottobre
Il Tribunale costituzionale, deliberando all’unanimità, annulla
definitivamente la legge regionale
istitutiva del referendum, in quanto lesiva della supremazia della Costituzione, della sovranità e dell’indissolubile unità della nazione spagnola.
27 ottobre
Il Senato spagnolo approva l’applicazione dell’art. 155 con il conseguente commissariamento della regione. Vengono indette nuove elezioni nella comunità autonoma per il 21 dicembre 2017.
Perché l’Ue sta processando la Polonia
Giacomo Rossi CONDIVIDI SU
NNon era mai accaduto prima ma le circostanze lo imponevano. La Commissione europea ha invocato l’articolo 7 dei Trattati Ue contro la Polonia, a causa della contestatissima riforma della giustizia varata dal governo ultraconservatore presieduto da Andrzej Duda. La legge, che di fatto pone la Corte Suprema e altri organi giudiziari sotto il controllo dell’Esecutivo, ha rotto l’ultimo argine che ancora teneva a freno l’azione dell’esecutivo europeo.
L’articolo invocato dalla Commissione prevede la messa in stato d’accusa di uno stato membro e avvia un processo che può avere conseguenze molto pesanti per la Polonia. In palio c’è la sospensione del diritto di voto nelle istituzioni europee e l’interruzione dei fi
nanziamenti Ue.
Per ora Duda, nell’eventuale tentativo di ricucire allo strappo, potrebbe solo valutare una modifica della contestata riforma e un cambio di re
gistro del suo partito di riferimento nel parlamento, Diritto e Giustizia. Da quando è salito al potere nel 2015, infatti, il suo governo ha varato una serie di leggi fortemente lesive della libertà e della democrazia e che hanno attirato le attenzioni preoccupate dei governi europei.
Tra queste la riforma della corte costituzionale e la riforma dei media, una delle prime leggi varate dal partito di destra guidato da Jaroslaw Kaczylski e anche una delle più
controverse. Conosciuta anche come legge di San Silvestro, perché varata l’ultimo giorno del 2015, ha imposto il controllo del ministro del Tesoro sulle nuove nomine e l’immediata sospensione di tutti i membri delle direzioni nonché dei consigli d’amministrazione dei media pubblici.
Il ravvedimento dell’esecutivo polacco è tanto improbabile, quanto auspicabile. Tuttavia il processo previsto dall’articolo 7 sarà lungo e tortuoso. Con la mossa della Commissione si è avviato un iter che farà un primo importante passo nella primavera del prossimo anno quando il Consiglio dell’Unione Europea dovrà decidere se votare a favore della proposta della Commissione. Per farla passare servirà l’ok di 22 stati su 28. Solo a quel punto l’avvertimento invocato ieri, assumerà carattere formale e potrà minacciare realmente il governo polacco.
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